Il debito pubblico degli Stati Uniti gode di un qualche «trattamento di favore»? La risposta è sì. Si dispongano i paesi sviluppati secondo i fondamentali (deficit pubblico, debito pubblico, saldo della bilancia con l’estero, quota di obbligazioni detenuta dall’estero) e secondo i giudizi del mercato (premio richiesto per assicurarsi dall’insolvenza, giudizi delle società di rating). Gli Stati Uniti hanno un debito pubblico messo male quanto a fondamentali (si classificano appena dietro la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo...) e messo bene quanto a giudizi di mercato (solo l’Olanda e la Finlandia sono messe meglio). I conti sono della Deutsche Bank (1).


La casa di rating Standard & Poor’s questa settimana ha dichiarato che, se la dinamica dei conti pubblici degli Stati Uniti non sarà messa sotto controllo nei primi mesi del 2013 – si noti la sottigliezza: dopo le elezioni presidenziali, che è come dire che non ci si attende nulla di buono prima – potrebbe ridurre lo status del debito pubblico statunitense, che oggi ha il voto massimo. I prezzi delle obbligazioni non si sono mossi né il giorno della dichiarazione né nei giorni successivi, nonostante questa dichiarazione abbia il suo peso. Una spiegazione della loro immobilità è che il debito statunitense, per quanto possa essere messo male, resta l’architrave dei mercati finanziari. Prima di abbandonare l’architrave – con tutte le conseguenze del caso – i mercati finanziari faranno di tutto per credere che i conti statunitensi siano risanabili (2).


(1) http://www.scribd.com/doc/53561921/US-Minsky-Moment

(2) The long view: http://specials.ft.com/vtf_pdf/230411_BACK1_EUR.pdf