L’era dell’austerità è arrivata anche negli Stati Uniti, nessuno si senta escluso. Molti stati hanno messo mano all’accetta e le proteste diventano sempre più rumorose: Wisconsin (1), Ohio (2) e un po’ dappertutto (3). Ma è il Texas, governato dal tenace Rick Perry, rieletto per la terza volta consecutiva l’anno scorso, ad aver scatenato il dibattito più acceso. Perché in Texas si vive bene: un report della Brookings Institution dice che delle venti città in cui la ripresa è palpabile, sei si trovano nello stato d’origine della famiglia Bush (4).

Mentre il tasso di crescita della popolazione va a ritmi ben superiori alla media americana, la ricetta «small government» del Texas è: poche tasse (non esiste una tassa sul reddito delle persone fisiche a livello statale, ma solo federale), poca spesa pubblica, mancanza totale della contrattazione collettiva dei sindacati.

Ma, come ha scritto Paul Krugman (5), per i prossimi due anni è previsto un buco di oltre 20 miliardi di dollari: l’economista, sorridendo sotto i baffi, ha sostenuto che in Texas la dottrina del laissez faire è stata attuata alla lettera, e se non regge lì allora non può reggere da nessuna parte. Ma il Texas non cambia idea e ha così annunciato una serie di tagli alla già esigua spesa pubblica volti a rimettere insieme i conti dello stato senza aumentare le imposte. E sono partite le proteste (6). Krugman è tornato, domenica scorsa, sul luogo del delitto, prendendo ad esempio il Texas che «sembra sempre di più il primo posto in cui si concretizza il futuro politico dell’America»: sapete qual è la cosa più preoccupante?, ha scritto, che a pagare saranno soprattutto i bambini (7). Se non si investe nell’istruzione e nella sanità, i giovani di domani saranno meno dotti, più fragili e anche più poveri, tanto che il prossimo slogan dello stato dovrà essere «Lose the future».

David Brooks, attento osservatore conservatore della realtà americana (è in uscita un suo libro, The Social Animal), ha scritto un vademecum per chi deve tagliare le spese (8). Fatelo, scrive Brooks, perché non ci sono alternative, ma ricordate: «Make everybody hurt», cioè tutti devono pagare, non soltanto alcune categorie; «Trim from the old to invest in the young», cioè non dimenticatevi dei giovani. Brooks parla quindi del Texas, che taglierà il finanziamento alla scuola del 13,5 per cento e così enuncia il terzo principio dell’austerità: «Never cut without an evaluation process», cioè tagliate tanto, ma tagliate bene.

(1) http://www.usatoday.com/news/nation/2011-02-26-wisconsin-saturday-rally_N.htm

(2) http://www.kansascw.com/kscw/news/wjw-news-senate-bill-five-to-head-to-a-vote,0,1268558.story


(3) http://www.voanews.com/english/news/US-Protesters-Counter-Austerity-Anti-Union-Proposals-116982948.html


(4) http://www.businessinsider.com/20-cities-that-are-having-an-awesome-recovery-2010-3


(5) http://www.nytimes.com/2011/01/07/opinion/07krugman.html?ref=paulkrugman

(6) http://www.mysanantonio.com/news/politics/texas_legislature/article/Budget-protesters-besiege-Perry-s-office-1039070.php


(7) http://www.nytimes.com/2011/02/28/opinion/28krugman.html?partner=rssnyt&emc=rss


(8) http://www.nytimes.com/2011/03/01/opinion/01brooks.html