E’ stata una festa, a Londra, quando sono usciti i dati sulla crescita del PIL del primo trimestre del 2013 e non c’era un meno davanti al numero, anzi c’era un + 0,3 per cento, che è meglio pure delle aspettative che si assestavano allo 0,1 (1). Il pericolo di una terza ricaduta nella recessione in cinque anni è stato scongiurato, e il governo guidato dal premier conservatore, David Cameron, ha voluto celebrare l’evento.

Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha sottolineato i “dati incoraggianti”, quando il suo collega-ombra, il responsabile dell’Economia per i laburisti, Ed Balls, ribatteva che questi numeri sono penosi, si è evitato un super disastro, ma il disastro comunque resta: l’economia britannica è comunque 2,8 per cento sotto al picco del 2008 (2). Il ministro per il Business, il liberal democratico Vince Cable, ha detto che c’è un minimo spiraglio, ma la strada lunga e l’incubo della stagnazione in stile Giappone è ancora lì, vivido (3). Gli economisti, che pure hanno tirato un sospiro di sollievo, hanno sottolineato un dettaglio: questo dato è una stima, il margine di errore è dello 0,7 per cento, cioè tra qualche tempo la recessione potrebbe ancora essere diagnosticata.

Il governo vuole pensare positivo, ha bisogno di rilassarsi e di concentrarsi sul futuro (fatto anche di appuntamenti elettorali) piuttosto che piangere sul passato. Piuttosto i laburisti, come sottolinea lo Spectator, magazine conservatore (tendenza Boris Johnson, o forse sarebbe meglio dire: tutto tranne Osborne), ora devono stare attenti: una strategia politica basata sul “quanto vanno male gli altri” diventa piuttosto fragile se gli altri iniziano ad andare un pochino meglio (4).

Intanto Cameron si prende il tempo di occuparsi dei suoi: deve cercare di mettere a tacere le ribellioni interne e da qualche settimana i rapporti dentro ai Tory sono migliorati, complice anche il lutto condiviso per la morte della Thatcher. Il premier sta promuovendo i più ribelli, per coinvolgerli, e con la nomina di Jo Johnson a capo delle politiche dei Tory (è il fratello del sindaco di Londra) ha mostrato la volontà di mettere a punta una nuova trasformazione, in stile appunto thatcheriano. Nella speranza intanto che davvero si trovi una via d’uscita dalla crescita zero-virgola, che ha già causato due declassamenti di fila dell’Inghilterra da parte delle agenzie di rating.

L’Europa che ora ripensa l’austerità – anche e soprattutto perché il capo della commissione, José Manuel Barroso, vuole tentare un terzo mandato, e come è sua consuetudine diventa più lasco sugli obiettivi che i paesi dell’Unione devono rispettare – potrebbe costituire un nuovo problema: Londra potrebbe restare l’ultima e l’unica a sventolare la bandiera dell’austerità (5) e, se i dati non fossero all’altezza, tutto lo scorno resterebbe a carico suo. E Osborne ha dimostrato di avere le spalle forti, ma un ulteriore isolamento non confortato da qualche altra notizia incoraggiante non sarebbe sopportabile, neppure se il tuo più fido alleato è il premier, e farebbe di tutto per salvarti.

(1) http://www.guardian.co.uk/business/2013/apr/25/uk-avoid-triple-dip-recession-gdp-growth

(2) http://www.guardian.co.uk/business/economics-blog/2013/apr/25/gdp-data-george-osborne

(3) http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/10017636/GDP-reaction-fears-Britain-suffering-Japan-like-stagnation.html

(4) http://blogs.spectator.co.uk/coffeehouse/2013/04/gdp-relief-leaves-spotlight-on-a-labour-party-under-pressure/

(5) http://blogs.reuters.com/macroscope/2013/04/25/austerity-the-british-test-case/