I mercati azionari rimbalzano e tutti guardano il loro comportamento, sospettando che le cose possano migliorare. Le banche emettono azioni ed obbligazioni. Da ieri le azioni vanno meglio, ma le obbligazioni statunitensi delle banche non vanno come le azioni. Se le banche stessero davvero meglio, salirebbero i prezzi sia delle azioni sia delle obbligazioni.
Se salgono le prime, ma non le seconde (1), si ha un segnale di prudenza. Le obbligazioni delle banche statunitensi sono nei portafogli delle assicurazioni e delle banche europee, non sono un fatto solo americano.
Sull’ascesa delle azioni si tenga conto che, se il prezzo va, per esempio, a 80 centesimi dagli 8 euro che era, e poi da 80 centesimi rimbalza fino ad un euro, ossia se sale del 25%, si ha comunque un’azione che vale un ottavo di prima. Le variazioni percentuali impressionano, ma vanno viste nel contesto.
Ha un ruolo nell’aiutare il rimbalzo da valori assoluti bassi, che producono variazioni percentuali estreme, anche il minor peso delle vendite allo “scoperto”. Se il prezzo di un’azione diventa minuscolo, nel nostro esempio 80 centesimi, la probabilità di guadagnare ancora, andando allo scoperto, si riduce. Se una banca va male e il suo titolo passa da 6 euro a 3 euro, l’operatore scoperto, che, prendendo i titoli in prestito, ha venduto a 6 euro, ricompra per rendere il titolo a 3, e guadagna 3 euro. Se vende a 80 centesimi e ricompra a 40 centesimi, guadagna 40 centesimi. Più il prezzo va verso lo zero, minore è il guadagno assoluto.
Segue che il mercato delle vendite che puntano al ribasso si riduce, se non evapora, di man in mano che ci si avvicina a dei prezzi delle azioni minuscoli.
Ieri avevamo sostenuto (2) che le borse nel complesso erano più tese delle azioni bancarie. Ossia che questo rimbalzo può continuare, se continua, più nel comparto bancario che per il complesso del mercato.
(2) http://www.centroeinaudi.it/notizie/il-gran-balzo-delle-banche.html
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