Tutti i metalli preziosi si trovano attualmente lontano dai loro massimi e soffrono la forza relativa del dollaro

In passato era possibile effettuare investimenti su oro, argento, platino e palladio quasi soltanto tramite la modalità "fisica", cioè con l'acquisto reale di lingotti o gioielli. Oggi lo scenario è estremamente differente e il legame fra il mondo della finanza e quello dei metalli preziosi è andato via via intensificandosi, con una serie di prodotti che hanno reso possibile l'operatività anche per i trader privati, non necessariamente dotati di capitali elevati. In particolare è di norma possibile oggigiorno investire sia al rialzo (ipotizzando quindi una salita delle quotazioni), che al ribasso (pronosticando quindi un calo dei prezzi).

Le opzioni a disposizione sono molteplici, dai Futures (contratti a termine standardizzati con cui le parti si impegnano a scambiarsi un determinato sottostante ad una data prefissata), a strumenti più moderni e sofisticati.
Come per ogni investimento risultano fondamentali un'accurata analisi ed uno studio settoriale, in quanto, anche se si parla di metalli preziosi, non mancano di certo i rischi : spesso l'andamento dei prezzi è estremamente volatile, tant'è vero che l'oro, dai massimi raggiunti nell'estate 2011 in area 1.920 dollari l'oncia, ha perso circa il 40% del suo valore negli ultimi quattro anni, scendendo fin sotto quota 1.100 (Figura 1).


Non sarebbe però corretto ridurre i preziosi al solo oro. Sono oggetto di contrattazioni e quotazioni regolari, tra gli altri, l'argento, il platino, il palladio e il rodio.
Per tutti è necessario partire dall'andamento del più ampio comparto delle materie prime che, negli ultimi trimestri, ha fatto registrare un forte calo dei prezzi: da un lato il rallentamento della crescita della Cina, dall'altra le aspettative per un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (ed il conseguente rafforzamento del dollaro americano) hanno spinto i prezzi dell'intero settore al ribasso. I metalli preziosi non sono rimasti indenni in questa spirale ribassista, accusando nel complesso pesanti perdite.

Lo scenario varia da metallo a metallo: come accennato, l'oro ha perso circa il 40% dai massimi, ma non è andata molto meglio a platino e palladio, anch'essi lontani dai record storici, mentre il rodio, oggetto di una bolla speculativa nei primi anni Duemila, che portò il suo prezzo da circa 500 dollari l'oncia nel 2003 fino a sfiorare i 10.000 dollari l'oncia nel 2008, attualmente si trova in area 730, ai minimi da un decennio (Figura 2).
L'argento è scambiato attualmente a circa 15 dollari l'oncia (Figura 3), l'85% in meno rispetto ai 50 dollari raggiunti quattro anni fa. Nel dettaglio il suo andamento può essere visto come relativamente simile a quello dell'oro. Anche in questo caso infatti fra il 2000 ed il 2011 (Figura 4) si è registrato un aumento eccezionale (prossimo al 1000%), anche se la correzione successiva, è stata decisamente più marcata di quella dell'oro. Infatti la caduta dell'oro è stata in parte frenata dal suo maggiore peso come bene rifugio rispetto all'argento e dal suo minore utilizzo nell'industria per via dei suoi costi elevati (attualmente meno del 10% sul totale della domanda aurea), mentre l'argento trova varie applicazioni nell'elettronica, nella realizzazione degli impianti solari e nella fotografia.
A questi ribassi generalizzati fanno in parte eccezione il  platino e il palladio..
Il platino, dopo essere rimasto fra i 300 ed i 500 dollari l'oncia negli anni Novanta, è letteralmente decollato sul finire del Millennio, fino ad arrivare a massimi oltre quota 2.000$ nel 2008 (decisamente in anticipo quindi rispetto ai picchi dell'oro e dell'argento del 2011). La crisi economica e le previsioni di un suo consumo sul fronte industriale decisamente inferiore rispetto a quello precedentemente pronosticato lo hanno poi rapidamente spinto a perdere oltre il 60% del suo valore, fino a scendere in meno di due anni sotto quota 1.000, per poi risalire con forza, recuperando l'area 1.300-1.500 fra il 2011 ed il 2013 (Figura 5). Negli ultimi anni, però, sulla scia delle attese per una domanda inferiore, anche in questo caso, è stato "l'orso" a prevalere, riportando il platino verso quota 1.000 nella scorsa estate.
Per contro il palladio, dopo essere rimasto fra i 100 ed i 200 dollari l'oncia nei primi anni Novanta, è scattato al rialzo sul finire del Millennio, arrivando oltre quota 1.000 nel 2000, per poi crollare un paio di anni più tardi, tornando nuovamente in area 200-300$. Nel 2008 è ripartito un nuovo trend rialzista, che lo ha lentamente portato ad apprezzarsi, fino ai massimi dell'estate 2014 a quota 900. A questo punto il trend ha invertito la rotta, con le quotazioni che si sono mosse al ribasso, tornando in area 800 già alla fine del 2014, per proseguire fino ad un minimo in area 520 nell'estate 2015 (Figura 6).
In sintesi per quanto riguarda gli ultimi dodici mesi sia il platino che il palladio (Figura 7) hanno fatto registrare performance negative (in particolare il platino, con una perdita superiore al 20%).

Anche in questo caso l'atteso rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve ed il rafforzamento del dollaro hanno giocato un ruolo significativo, ma il fattore chiave che ha movimentato questi due preziosi negli ultimi mesi è stato un altro ed arriva dalla Germania: è lo scandalo Volkswagen.
Qual è il legame fra platino, palladio e settore automobilistico? Entrambi i preziosi sono utilizzati nella produzione di componenti dei catalizzatori degli autoveicoli: il platino soprattutto per quelli dei veicoli diesel, il palladio, invece, per auto elettriche e a benzina.
Come facilmente immaginabile, nelle sedute immediatamente successive all'annuncio dello scandalo delle auto diesel "truccate", il platino ha accelerato il suo movimento ribassista, scendendo in pochi giorni da quota 1.000 fino al di sotto dei 900$, ai minimi dal 2008. A tal proposito va ricordato come oltre il 40% della domanda mondiale del platino provenga dalle marmitte per motori diesel.
Per contro il palladio, utilizzato nelle marmitte non diesel, ha accelerato al rialzo, tentando di ridurre lo spread che lo separa storicamente dal platino. Dopo aver toccato a fine agosto un minimo in area 520 dollaro l'oncia è infatti risalito con forza verso l'area 600, per poi trovare spazio per un nuovo rally in seguito alle news in arrivo dal settore autoveicoli, fino a sfiorare quota 700 dollari l'oncia, prima di ridiscendere nuovamente verso i minimi dell'estate sulla scia della debolezza del compartimento.
Questa rapida analisi mette in luce alcuni punti comuni, fra cui il fatto che tutti i metalli preziosi si trovino attualmente lontano dai loro massimi e soffrano la forza relativa del dollaro. Al tempo stesso se il movimento dell'argento tende, almeno in parte, a seguire quello dell'oro, i cicli di platino e palladio appaiono invece meno correlati al metallo giallo.
Dal punto di vista fondamentale va poi sottolineato come i prezzi "spot" di mercato nella maggior parte dei casi siano vicini ai costi di produzione. Questo nuovo scenario degli ultimi anni, con prezzi in continuo calo, ha portato ad una significativa riduzione dei margini di profitto delle aziende ed ha determinato (e potrà determinare nei prossimi anni) la chiusura degli impianti meno efficienti. Il risultato potrebbe pertanto essere quello di un rallentamento produttivo, che limiterebbe di fatto lo spazio per ulteriori discese riallineando l'asse fra domanda ed offerta.