Stiamo tutti annaspando nella preoccupazione per il futuro. La pandemia lascerà segni pesanti e imprevedibili. Ne risentirà l’economia, avremo turbolenze sociali, anche se l’ultimo outlook di aprile del Fondo Monetario Internazionale lascia presagire una grande voglia di ripresa a livello planetario. Il Pil mondiale viene stimato in crescita del 6% nel 2021, quello dell’Italia a +4,2%. Ci sono grandi attese da parte degli analisti sul fronte asiatico, con l'India a +12,5% e la Cina a +8,4%.
È un bene. Senza facili ottimismi, serve uno sguardo aperto sul futuro. Ma rigenerativo e con una visione.
In questo periodo si stanno studiando modalità e concretizzando progetti anche per i Recovery Plan nazionali.
Esistono due elementi che i decisori pubblici dovrebbero prendere come punti cardinali senza ambiguità: le infrastrutture e la famiglia.
Dobbiamo metterli alle strette, visto che avremo di fronte una stagione di urne aperte sui territori nei prossimi mesi. Ci dicano con chiarezza lorsignori tutti (tutti, nessuno escluso) come la pensano e che cosa intendono fare su questi due fronti. Siamo reduci da anni in cui siamo stati presi in giro con pervicacia. Non è antipolitica, è la pura verità. Quindi, smettiamola con rosari e madonnine propagandistici e con i tatticismi comprensivi nei confronti dei nimby più sfegatati.
Su infrastrutture e famiglia ci stiamo giocando davvero i prossimi anni e il futuro dei nostri figli (se ne nasceranno ancora).
Gli investimenti in infrastrutture, lo sappiamo, sono un volano di rilancio e di ripresa per tutta l'economia. A maggior ragione se ben legate alle questioni della sostenibilità. Mentre scriviamo, sono riprese le azioni di guerriglia in Valle di Susa contro la nuova linea ferroviaria Lione-Torino. In che democrazia crediamo se quando vengono prese delle decisioni si consente il sabotaggio, fisico e burocratico, per bloccare? Nel nostro Paese dell'incontrario ci sono docenti universitari - radical chic, sinistrorsi, fate voi, ma con la colf filippina in nero e le mazze da golf in garage - che fanno la predica sullo sperpero di denaro pubblico in infrastrutture. Poi dimenticano di dire che gli assalti dei lavativi dell'antagonismo noTav, negli ultimi sette anni, ci sono costati oltre 60 milioni di euro. Omettono di spiegare, pedalando in bicicletta, che a fine anno sarà aperta la seconda canna autostradale del Fréjus, con aumento di traffico su gomma e inquinamento.
Ideologia, ottusità, contraddizioni.
Nulla di nuovo. Ma i partiti che vanno al voto, in Italia e in Piemonte, a partire dal Pd, dicano una buona volta come la vedono con questi «compagni che sbagliano», evitando le alchimie per non offendere le componenti grilline degli intellettuali come l'ex ministro Toninelli.
Lo stesso si dica per la famiglia, da sempre ultima ruota del carro in Italia. Siamo in pieno inverno demografico e dobbiamo darci una sveglia. Lo ha scritto (e lo scrive da sempre) molto bene Alessandro Rosina, invitandoci a scongiurare lo scenario peggiore - il fallimento - combinando con intelligenza Family Act e Next Generation Eu. Con gli anziani di cui occuparci, con la Dad che ricade su mamme e papà, ma soprattutto sugli adulti di domani e sulla scuola, non possiamo dare tregua ai decisori pubblici. Dai consigli comunali al Parlamento. Il non fare ha conseguenze gravi, sempre.
Nessun allarmismo. Ma intendiamo essere inquieti (molto inquieti), come sosteneva Julien Green, per stare più tranquilli.
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