La guerra, per ora, non si ferma. I russi sono schiacciati dalla parte sbagliata della storia dall'errore nella prima mossa. A seguito della prima mossa, avrebbero dovuto decapitare il governo di Kiev e sostituirlo, in modo che l'occidente non potesse dare manforte a nessuno. Per ragioni che, semplificando molto, sono da collegare alla migliore conoscenza degli ucraini del terreno, quel piano è fallito.

È probabile che questo non fosse un esito né atteso, né rispetto al quale fosse pronto un piano B. Adesso, proseguire radendo a zero l'Ucraina non avvantaggia la Russia. La balcanizzazione dell'Ucraina si può fare, ma i costi delle sanzioni sono molto più alti per il Pil russo (1,5 trilioni di dollari, inferiore a quello italiano, pari a 1,9 trilioni, ma bisogna considerare che con una cifra minore l’economia russa deve soddisfare una popolazione di quasi due volte e mezza quella italiana), rispetto al danno che le stesse sanzioni producono al Pil della coalizione occidentale aggregata.

Molte sanzioni, inoltre, non sono diluite su tutta l’economia, ma toccano direttamente gli interessi economici delle cerchie vicine al presidente.

Uscire dall'impasse ricordando all’occidente l’arsenale delle armi non convenzionali non ha tratto in inganno gli Stati Uniti, che apparentemente sono rimasti a defcon2, senza seguire le dichiarazioni di Putin.

A questo punto l'Ucraina è sostanzialmente salva, ma sotto i bombardamenti.

Serve un cessate il fuoco, anche per ridurre le inevitabili pressioni interne russe, visto che mentre la guerra in Crimea aveva alzato la popolarità del governo, questa guerra l’ha abbassata, producendo manifestazioni pubbliche contrarie proprio in Russia.

Il fatto che in qualche modo si tratti è un indizio che le parti hanno capito che le armi da sole non possono risolvere la situazione. In cambio del cessate il fuoco Putin dovrebbe portare a casa qualcosa. Che però non può essere tutto quello che chiede. Le diplomazie rilevanti, ossia quelle delle potenze atomiche, Usa, Russia, Cina, UK e Francia, dovrebbero lavorare in questi giorni su questo.

L’uso delle armi, a questo punto, è come l'orologio che dà il tempo alla soluzione diplomatica di prodursi. Purché non arrivi troppo tardi, perché l'alternativa sarebbe la crescita del rischio che il conflitto si radichi e si allarghi per trascinamento, come altre volte è accaduto.