Lascio il 31 dicembre, dopo tre anni, la direzione di Mondo Economico. Dall’ottobre 2020 a oggi molta acqua è passata sotto i ponti. È un’esperienza per cui provo vera gratitudine per l’Editore, il Centro di ricerca e documentazione “Luigi Einaudi” di Torino. Ha il merito e l'intuito di aver voluto rivitalizzare una testata di prestigio del Gruppo 24 Ore chiusa nell'ormai lontano 1997.
Che cosa abbiamo provato a fare
Rispetto la decisione dell'Editore, sempre libero di affidare o revocare il mandato fiduciario a un direttore. Anche se non abbiamo potuto ragionarne a fondo, mettendo sul tavolo opzioni, strategie, ipotesi, investimenti. Ecco, la prima persona plurale è un po' mancata in questi anni. Ed è ciò che mi rammarico di non avere sollecitato con maggiore impeto.
Tutto ciò, peraltro, non impedisce di guardare il positivo - ed è davvero tanto - che insieme abbiamo creato da zero. Il team dei collaboratori, anzitutto. Lo potete vedere dalle nostre firme, talune più assidue, talaltre meno: è un mix originale di giornalisti, docenti universitari, ricercatori e intellettuali di età diverse con la passione per la divulgazione. Ci siamo anche trovati - tra il 2021 e il 2023 - in piccoli ma efficaci think tank per pensare su diverse questioni, contaminando i nostri saperi: dall'energia alla geopolitica, dall'industria dell'auto alle riforme penali. Qualcuno è diventato o sta diventando pubblicista.
Abbiamo azzeccato alcune scelte, altre meno. L'online è difficile da abitare, ci vuole la pazienza costante del seminatore (e dunque dell'investitore). Negli ultimi dodici mesi abbiamo triplicato gli utenti unici, ma è un primo passo che non basta ancora. Interpretrare l'infosfera con gli algoritmi è complicato. Ma abbiamo testato la possibilità dei podcast (con gli amici di Sloweb e i nostri commentatori con Quadrante Futuro Mulrimediale) e le formule dei nostri convegni di approfondimento ("I panel di Mondo Economico"); abbiamo implementato l'archivio digitale di tre testate storiche del Centro Einaudi («Quadrante Futuro», «Agenda liberale» e «Lettera Economica»), realizzato cinque numeri cartacei monografici nell'ultimo biennio.
Fin da subito abbiamo messo sotto la lente la pandemia con il "termometro Covid" che consentiva - grazie ai calcoli del nostro Stefano Terna - di avere previsioni ben più aggiornate sui contagi (il famigerato indice Rt) che quelle dell'Istituto superiore di sanità. Qualcuno ci ha accusato di provincialismo (ma perché mai?), altri - come i colleghi britannici del Telegraph - sono venuti a curiosare provando anche a riproporre lo schema oltre Manica.
Lo spinoff mancato
L'intuzione resta valida eccome. Ma non l'abbiamo messa a valore, soprattutto non l'abbiamo comunicato e tradotta in percorsi efficaci for profit. Non abbiamo lavorato ben seduti allo stesso desk, in modo corale. Mondo Economico poteva essere pronto per uno spinoff, per un salto di qualità. C'era un progetto, misurato e percorribile. Penso che valesse la pena osare, anche per dare un segnale al "sistema Torino". Si è scelto diversamente e in modo un po' anaffettivo, ne prendo atto. È il dilemma della "crisi di crescita": o si va avanti o si va indietro.
Causa recente trasloco di casa, mi è tornato tra le mani un libro della Bollati Boringhieri, «Editoria senza editori». André Schiffrin andrebbe riletto e un po' meditato. Specialmente sotto la Mole, dove un piccolo mondo antico rischia di non aiutare il ricambio generazionale, non forma una nuova classe dirigente, seda i guizzi imprenditoriali.
Qui, invece, credetemi, c'è un piccolo patrimonio da custodire e da valorizzare. Auguro perciò il meglio a Mondo Economico e a voi lettori.
Grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnato in questa avventura giocando in squadra, in particolare, in questo ultimo anno e mezzo al vicedirettore Pier Paolo Luciano. Buon Natale di cuore. Ci vediamo nel villaggio digitale.
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