In campo editoriale, specialmente in Italia, si rischiano supponenza, azzardo, spavalderia. Nel villaggio globale, poi, è un attimo, ci si schianta subito: la gente che legge meno, la disintermediazione del Web, i giornali a picco di pubblicità. Molti più giovani di quanto non immaginiamo hanno bisogno di apprezzamento, di coinvolgimento e di prospettive; cercano influencer credibili, anche in economia e politica, ma non li trovano. In tutto questo si annida un rischio dal prezzo molto alto per tutti: l'incertezza sul nostro futuro e su quello dei nostri figli, accompagnata dalla sottile tentazione dell'indifferenza, cioè di tirare i remi in barca. Può servire allora un nuovo strumento di idee e di dibattito?
L'Editore, in questo caso il Centro Einaudi di Torino, pensa di sì. Ritiene che a maggior ragione adesso sia necessario ragionare di Economia, Finanza, Politica e Cultura con le maiuscole. Che tali diventano se a ispirarle è il senso civico di chi si ostina cocciutamente a voler bene al nostro Paese, ritenendolo migliore di quello che appare nei palazzi del potere. Ma ci troviamo in un guado, reso nitido dalla pandemia mondiale: o cambiamo adesso o mai più. La quantità di denaro in arrivo dall'Europa, che chiamiamo Recovery Fund, ha un altro nome: Next Generation Eu. Sì, un Piano Marshall per pungolarci a guardare lontano, a progettare con coraggio e senso delle istituzioni. Vogliamo farci trovare impreparati?
Serve una classe dirigente all'altezza, competente, non approssimata. Forse sarà soltanto un piccolo contributo, ma desideriamo mettere a disposizione dei decisori pubblici e privati uno strumento che fornisca dati, pensieri, ragionamenti in grado di formare senso civico. Con uno spirito liberale, aperto, in grado di far conoscere, per poi discutere e deliberare, come ripeteva Luigi Einaudi. In modo anche un po' corsaro, nel senso di inatteso: uno sguardo inusuale sull'Italia e sul mondo, insomma, in grado di lasciare da parte critica e polemiche corrosive per privilegiare proposte e attrezzi con cui costruire e, soprattutto, ricostruire. Magari, talvolta, anche con senso dello humour, straordinario ingrediente di vita e di analisi che aiuta a relativizzare, a drenare l'egocentrismo. Significa rinunciare alla verità?
Tutt'altro. Nelle intenzioni del progetto, su cui ci siamo dati un orizzonte di due anni per andare a regime, nuovo Mondo Economico intende essere il prodotto che mancava: con una narrazione e una analisi del vero, per brutto che sia, ma anche del possibile. Ci piace chiamarlo l'ottimismo della volontà, quella forza nitida che ispira i migliori imprenditori, i migliori uomini di affari, i migliori politici. Da civil servant, naturalmente. Curiosi, pronti alla interdisciplinarità e alle sue contaminazioni.
Per inziare ci diamo una cadenza quindicinale, ma in maniera flessibile, pubblicando al bisogno e avvisandovi. Proveremo, senza spocchia, con il lavoro di una squadra da rodare ma che promette bene. E che affidiamo al giudizio insindacabile dei nostri lettori, va da sè, insostituibili compagni di viaggio. A cui, però, chiediamo l'abbonamento. Perché nel villaggio globale i contenuti sono seri e pensiamo che si debbano valorizzare economicamente, in quanto sono scelta e premessa di libertà e democrazia.
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