In Germania SPD ha vinto, ma di poco. Per governare contro CDU/CSU non gli basta imbarcare i Verdi ma ha bisogno dei liberali, fissati con il pareggio di bilancio, contrari alla mutualizzazione europea del debito e contrari a un po’ di inflazione.

Brutto rospo da ingoiare per un partito di sinistra. Ma se la maggioranza alternativa fosse CDU/CSU con Verdi e Liberali, la coesione sarebbe maggiore ma i numeri risicati e i Verdi si troverebbero insieme ai conservatori che hanno combattuto.

Alla fine l’alternativa alla Grosse Koalition potrebbe essere una pari Grosse Koalition.

Con un programma di governo che ci vorrà un bel po’ a scrivere e con un tasso di innovazione molto basso, salvo la guida, certamente inizialmente di Scholtz ma poi si vedrà. La buona notizia per l’Europa è una certa continuità del sostegno del modello attuale, ma una spinta appena moderata a ulteriori progressi. Niente fughe in avanti ma neanche passi indietro. 

Bene anche per l’Italia.

Una Grosse Koalition non si potrebbe allontanare troppo dalla linea già tracciata da Angela Merkel e diventerebbe improbabile tradire l’eredità della Kanzelerin che ha sdoganato il debito comune e ha permesso la reazione fiscale espansiva alla pandemia a scala europea, anche nei paesi che non avevano uno spazio fiscale per adottarla, come l’Italia. Questo apre la strada a una revisione del patto di stabilità piuttosto che a un semplice suo ripristino, per esempio escludendo gli investimenti dal calcolo del deficit di bilancio.

La seconda buona notizia per l’Italia è che il populismo non paga, in un paese maturo, né a destra né a sinistra.

E questo vuol dire che i partiti populisti possono solo dimagrire mano a mano che il PNRR fa effetto, salvo trasformarsi in partiti di governo più che di lotta. Per tutti vale l’insegnamento che finita l’epoca delle ideologie finisce anche quella dei partiti di massa. E anche da questo c’è una lezione da apprendere. Se svanisce il sogno del bipolarismo all’americana allora tornano utili uomini politici in grado di ampliare lo spettro dei partner di governo.

Nei fatti, il governo italiano è già una grande coalizione.

Il problema è che i partiti la vivono come una prigione. Invece dovrebbero arredarla per prepararsi ad abitarla insieme e per lunghi periodi. Ma forse per questa evoluzione probabilmente strutturale questa generazione di politici, per quanto giovane, è già vecchia. Quanto meno inadatta a coagularsi attorno a progetti concreti e a provare soddisfazione nel realizzarli insieme.