Dopo 15 mesi e dieci rialzi consecutivi, la Fed per la prima volta ha lasciato invariati i tassi americani. Ma la battaglia all’inflazione non è affatto vinta e dunque dopo questa pausa la banca centrale americana preannuncia almeno altri due rialzi prima della fine dell’anno. Sulla scelta del board presieduto da Jerome Powell ha probabilmente influito il dato sull’inflazione arrivato 24 ore prima. La corsa dei pressi negli States continua il rallentamento: dopo essere scesa sotto il 5% un mese fa (4,9% per la precisione) a maggio è calata quasi di un punto, assestandosi a quota 4% (gli analisti prevedevano un 4,1%).
E se la Fed concede un po’ di respiro a imprese e risparmiatori, non così accadrà nella zona euro dove la Bce ha dato il via libera al nono aumento consecutivo dal luglio 2022. Il costo del denaro salirà di un quarto di punto, raggiungendo così quota 4%. D’altronde nel Vecchio Continente – dove peraltro va riconosciuto che la Bce si è mossa in ritardo rispetto alla Fed nel contrastare la corsa dei prezzi – l’inflazione resta alta: siamo sopra il 7%, ben lontani da quel 2% che un anno fa a Francoforte immaginavano come traguardo da raggiungere entro la fine di quest’anno e che oggi tutti ipotizzano fuori portata anche nel 2024. E la conferma arriva anche dall'Eurotower. In base alle proiezioni macroeconomiche di giugno, gli esperti dell'Eurosistema si attendono che l'inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Per questo la presidente Christine Lagarde ha insistito sulla linea che sta portando avanti da quasi un anno:«E' probabile che continueremo con i rialzi dei tassi a luglio: non siamo ancora arrivati a destinazione abbiamo ancora strada da fare. Non pensiamo a una pausa». Ma il nuovo rialzo ha spinto Matteo Salvini leader leghista e vicepresidente del consiglio italiano ad attaccare la Bce:«I continui rialzi danneggiano imprese e famiglie». Borse del Vecchio Continente deboli.
Tornando agli States, Powell descrivendo «una scelta di buon senso con l’avvicinarsi dell’obiettivo» la decisione di una pausa nei rialzi ha ribadito l'impegno determinato della Fed a riportare l'inflazione al 2%. E pur avvertendo come la«strada sia ancora lunga» per raggiungere il target, mette in evidenza che la «stabilità dei prezzi è essenziale affinché l'economia funzioni per tutti». Riferendosi all’Azienda America Powell ha sottolineato come «pur mostrandosi resiliente», inizi a rallentare. La banca centrale prevede per quest'anno una crescita dell'1% con un tasso di disoccupazione al 4,1% e un'inflazione al 3,2%. Dunque, nonostante l'aumento di cinque punti percentuali, il maggiore dal 1980, il livello dei tassi di interesse e la politica monetaria non appaiono ancora abbastanza restrittivi per contenere l'inflazione, che resta ostinatamente elevata. Da qui l'attesa per un target dei tassi alla fine dell'anno al 5,6%, in rialzo rispetto alla precedente stima del 5,1%. Una notizia che – unita a un altro passaggio di Powell in cui ha annunciato che «per un taglio dei tassi ci vorranno almeno un paio d’anni» - ha gelato Wall Street. Che, comunque, dopo più di uno sbandamento, ha chiuso piatta.
© Riproduzione riservata