L'idea sottostante il rilancio dell'economia del Giappone – la cosiddetta Abenomics dal nome del primo ministro Shinzo Abe - è questa: 1) la banca centrale compra le obbligazioni messe in vendita dal Tesoro; 2) il Tesoro perciò finanzia agevolmente il deficit, che, si noti, non viene messo sotto controllo, perché non deve preoccuparsi se i privati possono decidere di comprare meno debito pubblico dal momento che questo è enorme e in crescita; 3) si dichiara che si cercherà di far salire il livello generale dei prezzi del 2%, e perciò si “spaventano” i detentori di obbligazioni, che ricevono un rendimento di molto inferiore al 2%; 3) i detentori di obbligazioni cercheranno perciò dei rendimenti maggiori andando all'estero, e, se lo fanno in massa, ecco che lo yen si svaluta; 4) con lo yen che si svaluta sono favorite le imprese che hanno gli impianti dislocati in Giappone, e perciò aumenterà il volume dei profitti, con ciò alimentando l'ascesa della borsa e l'autofinanziamento; 5) l'ascesa dei corsi azionari, a sua volta, alimenta i consumi attraverso l'”effetto ricchezza”, e il maggior autofinanziamento, a sua volta, alimenta gli investimenti.

Lo yen si è svalutato molto e la borsa è salita parecchio da quando si ha la Abenomics. Ultimamente, la borsa cresce meno e lo yen è meno debole. Non si sono però avuti gli agognati spostamenti dei portafogli dei fondi pensione, degli impieghi delle poste, e delle assicurazioni sulla vita che sono ancora concentrati nell'investimento obbligazionario. I prezzi delle obbligazioni, che dovevano scendere, non si sono, infatti, sostanzialmente mossi. Da qui l'idea di spingere i fondi pensione che si controllano – come il Fondo Pensione dei Dipendenti Pubblici – verso l'investimento azionario. Il timore che hanno questi ultimi è che se si mettono a vendere obbligazioni possono rimetterci, perché i prezzi scendono. Secondo le ultime dichiarazioni delle autorità il timore è infondato, perché la banca centrale le comprerebbe tutte in pochi mesi. A quel punto i fondi pensione possono acquistare azioni, anche delegando a terzi la gestione. E la borsa può ripartire. Verrebbero anche toccati i limiti statutari dei fondi pensione che possono investire in borsa in media il 12% del portafoglio con escursioni del 6%, ossia possono avere azioni che vanno dal 6% al 18% del loro investimento. Insomma, il limite del 18% verrebbe alzato.

Con buona pace di quelli che sostengono che ormai il mondo è ormai una “macelleria neo-liberista” in Giappone si ha la più grande manovra “statalista” per rilanciare l'economia che si si mai vista. I prezzi delle attività finanziarie sono spinti nella direzione di una svalutazione del cambio per forzare le esportazioni. Grazie alle maggiori esportazioni, ai maggiori consumi, e ai maggiori investimenti si ha l'agognata uscita dalla deflazione.

Il dettaglio del meccanismo finanziario è questo. La banca centrale compra copiosamente il debito pubblico per finanziare la spesa in deficit e per assorbire le obbligazioni dei fondi pensione, mentre i fondi pensione comprano le azioni giapponesi e comprano le obbligazioni estere. L'uscita dei capitali dal Giappone, deve, infatti, essere maggiore dell'entrata di capitali, se si vuole avere una moneta debole. Lo yen debole inoltre favorisce gli investimenti in obbligazioni estere, perché i fondi pensione riceverebbero delle cedole maggiori in monete che si rivalutano. Perciò l'Abenomics funziona se i giapponesi comprano “come pazzi” le obbligazioni altrui. E l'estero? Se comprasse le obbligazioni giapponesi avrebbe dei rendimenti minuscoli in una moneta che si svaluta. Se comprasse le azioni giapponesi, avrebbe, al contrario, dei rendimenti (in conto capitale) elevati, ma in una moneta che si svaluta. E dunque? La soluzione per l'estero è comprare le azioni giapponesi col cambio coperto. Se le azioni giapponesi comprate dall'estero sono in valore inferiori agli acquisti di obbligazioni dei giapponesi, ecco che lo yen si svaluta e il gioco è fatto.

L'Abenomics può perciò funzionare? Si, ma in un solo Paese, perché se tutti adottassero l'Abenomics, ossia la forzatura delle esportazioni, non si otterrebbe niente a meno di esportare verso altri pianeti. Resta il dubbio di che cosa farà la banca centrale di tutto il debito che avrà cumulato. Lo cancellerà o lo rivenderà?