Una delle maggiori case d’investimento in obbligazioni, la Pimco, ha rilasciato l’intervista di un suo gestore (2) sulla «repressione finanziaria», che potrebbe interessare il debito pubblico dei paesi emersi – il porto sicuro delle obbligazioni sovrane. Ossia, l’imporre dei rendimenti inferiori a quelli che si formerebbero liberamente nei mercati attraverso gli acquisti di obbligazioni pubbliche da parte delle banche centrali e l’imposizione di quote minime di obbligazioni pubbliche nei bilanci delle banche e delle assicurazioni. È un modo per controllare il costo del debito pubblico crescente, alternativo al taglio delle spese e/o all’innalzamento delle imposte. Per una rassegna della «repressione finanziaria», che ha ridotto nel secondo dopoguerra l’onere dei debiti pubblici: (4).

C’è chi contesta i presupposti dell’analisi di Pimco: (5), (6). Queste vicende sollevano la questione dell’«eutanasia del rentier» – dello schiacciare la forza negoziale dei detentori di capitali «improduttivi» (7). Insomma, si riapre il dibattito nato negli anni Trenta e risorto con la crisi in corso. Comunque sia, secondo Pimco il rentier evita l’eutanasia se cambia porto e investe nei paesi emergenti. Ma non tutti i rentier possono investire nei mercati emergenti, che sono minuscoli. E dunque?

(2) http://www.pimco.com/EN/Insights/Pages/Game-Change-for-Bond-Investors.asp

(4) Carmen Reinhart, M. Belen Sbrancia, The Liquidation of Government Debt, NBER, 2011.

 

(5) http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/06/10/the-decline-of-pimco-macro/

 

(6) http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/04/19/stocks-flows-and-pimco-wonkish/

 

(7) http://www.nytimes.com/2011/06/10/opinion/10krugman.html?_r=1&partner=rssnyt&emc=rss