Gli strateghi esistono fin dai tempi dell’antica Grecia. Nella versione moderna sono coloro che indicano quante azioni, quante obbligazioni e quanta liquidità si dovrebbe avere, ossia sono coloro che pensano la asset allocation.

Gli strateghi statunitensi accreditati fanno parte del «consenso» degli strateghi. Dal 1997 fino alla crisi del 2007 il consenso degli strateghi ha raramente cambiato opinione – vedi grafico in alto. Secondo il consenso, le azioni erano da prediligere.
 
Da quando è scoppiata la crisi, il consenso ha ridotto le azioni e aumentato le obbligazioni – vedi i quadranti in basso. Ultimamente, ha alzato appena la quota di azioni – persino il consenso degli strateghi non crede molto ai «venti di ripresa» – e ha mantenuto stabile la quota di obbligazioni. La differenza fra la somma delle azioni e obbligazioni e il valore di 100 è la liquidità, ossia i BoT. I grafici sono di Bespoke Investment.
 
Il loro punto di vista differisce sostanzialmente dal nostro – si vedano le Asset allocation «strategiche» dal dicembre 2007 e quelle «tattiche» disponibili da tre settimane. La quota di azioni e obbligazioni consigliata dalla nostra Asset allocation strategica dalla fine del 2007 è sostanzialmente pari a zero. La quota di azioni consigliata dall’ultima elaborazione della nostra rete neurale è pari al 4%, che è come dire che averle o non averle è la stessa cosa, contro il 52% degli strateghi.

La differenza di opinione non potrebbe essere maggiore. Chi avrà ragione?


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