Nell’horror vacui dell’autorappresentazione del XX Congresso del partito comunista cinese, ricorrenze ed eccezioni, focus e sfumature, assenze e abbandoni corrispondono ad altrettanti messaggi di rilievo politico. Il presidente Xi Jinping, nel suo discorso di apertura, ha disegnato la cornice entro cui si muoveranno la politica interna e la diplomazia nei prossimi cinque anni, che saranno decisivi per il consolidamento della Cina come grande potenza globale.

Xi prevede un futuro caratterizzato da una “grave e complessa situazione internazionale”. Il partito deve essere pronto a “pericoli in tempo di pace” nonché all’arrivo della “tempesta”, la guerra. Dopo decenni di interdipendenza economica e produttiva, l’autosufficienza diviene obiettivo politico cruciale per “aumentare la sicurezza e la resilienza della Cina su proprie catene di fornitura” anticipando future interruzioni.

L'effetto pandemia

Tuttavia, il sistema economico cinese ha decelerato a causa delle politiche restrittive zero-Covid, le città minori sono in crisi ampliando gli effetti destabilizzanti della bolla immobiliare, mentre la valuta è indebolita e il mercato azionario ha perso il 34% del valore dopo la caduta del renminbi. Il settore dei servizi, principale motore occupazionale per i giovani e gli istruiti continua a rimanere indietro, senza un chiaro obiettivo o strategia in vista per rimediare alla situazione. Anche se i talenti sono considerati da Xi una “risorsa primaria”, in quanto il capitale umano è indispensabile per sostenere le sfide tecnologiche, molti giovani qualificati non hanno adeguata collocazione e vorrebbero una maggior apertura agli scambi di conoscenza con altri paesi.

Nel suo rapporto il leader cinese ha posto l’enfasi sul progresso nelle tecnologie strategiche di base, ma anche sul rafforzamento militare. Obiettivi come sicurezza e sostenibilità devono bilanciare la crescita. Ha fatto altresì riferimento a misure di mercato quale un’accresciuta internazionalizzazione del renminbi come parte di una più generale strategia volta a ridurre la dipendenza dai mercati finanziari che continuano a essere dominati dal dollaro.

Nell’ultimo decennio, con Xi al potere, autorevoli figure di riformatori hanno ricoperto importanti incarichi economici nella gerarchia di Pechino. Il Comitato permanente del PCC ha incluso dirigenti noti per le loro politiche di apertura al mercato come Wang Yang a capo del Guangdong, la provincia più liberale della Cina.  Eppure, in pratica, le politiche economiche cinesi hanno deluso chi attendeva grandi riforme, gli sforzi sono stati discontinui con strumenti inappropriati, perseguendo obiettivi contradditori fra centro e periferia, industria di Stato e industria privata.

Fonte: Wall Street Journal

Il cambio di velocità

Così, la crescente attenzione a sicurezza e autosufficienza ha avviato anche il recente giro di vite su alcuni dei settori in rapida crescita della Cina – tecnologia Internet e istruzione – che fino a poco tempo fa erano serbatoi cruciali per la creazione di posti di lavoro ben pagati. Alla fine, i riformatori sono apparsi senza riforme e i fallimenti (come la bolla immobiliare) hanno oscurato i successi che pur ci sono stati (l’economia è più verde di quanto sia mai stata); è più facile divenire imprenditori; per gli investitori stranieri è più semplice far entrare denaro (ma più difficile per i cinesi portarlo fuori); è stata ridotta la povertà estrema e allargata la rete di sicurezza).

Fino a che obiettivo primo del partito è stato lo sviluppo economico, l’azione dei riformatori è stata allineata agli obiettivi del Politburo. Ma da quando Xi ha voluto un’economia meno suscettibile alle pressioni americane è prevalsa l’esigenza del controllo e la lealtà al leader è assurta a criterio di selezione dirimente rispetto a capacità e competenze, così ponendo un’ipoteca sul futuro della Cina. La stabilizzazione macroeconomica è divenuta prioritaria rispetto alla liberalizzazione microeconomica.

In un mondo che Xi percepisce come insicuro, pericoloso e infido, la composizione del Comitato permanente riflette la sua visione. Con l’uscita di scena degli esponenti riformisti, platealmente rappresentata dal predecessore di Xi, Hu Jintao, sostenitore dell’apertura alle forze di mercato e di un modello di sviluppo più basato sui consumi, Pechino chiude un’epoca di convergenza con i paesi più avanzati.

Le discrepanze

Il messaggio di Xi rivela molte contraddizioni sia a livello sociale sia a livello economico. Le donne (“l’altra metà del Cielo” nella sintesi di Mao) costituiscono appena l’8,8 per cento del Comitato centrale del PCC. In pratica, l’ascesa di Xi non ha aperto nuovi spazi per le donne né ha visto alcun progresso nell’ intaccare il rigido patriarcato che gestisce la seconda più grande economia del mondo. In passato solo otto donne sono entrate nel Politburo, e quasi la metà erano mogli di altissimi leader come Mao Zedong e Zhou Enlai. Nessuna donna è mai stata ammessa nel Comitato permanente. Xi ha ribadito la politica di eguaglianza di genere come fondamentale per la nazione, ma ha anche sollecitato le donne a occuparsi della cura di anziani e bambini all’interno della famiglia.

Xi ha affermato che la Cina intende contribuire alla pace e allo sviluppo globale attraverso proprie iniziative e ha discusso di "opportunità strategiche" per il commercio e la diplomazia. Ma la sua valutazione delle tendenze globali è stata densa di avvertimenti. Pechino diventerà ancor più attiva negli affari internazionali e promuoverà le proprie soluzioni per la sicurezza globale e le sfide dello sviluppo. Ha ripetuto che la Cina intende conquistare il controllo di Taiwan pacificamente, ma che potrebbe usare la forza se costretta.

«Il nostro Paese è entrato in un periodo in cui le opportunità strategiche coesistono con rischi e sfide, e le incertezze e i fattori imprevisti sono in aumento», ha aggiunto: «Il mondo è entrato in un periodo di turbolenza e trasformazione». In questo scenario, lo spazio per gestire la competizione strategica fra le due superpotenze appare sempre più stretto. Eppure, l’interdipendenza nelle grandi sfide per il futuro del pianeta e la sua umanità rimane strutturale.

Fonte: Wall Street Journal