I pronostici sono stati rispettati: dopo dieci rialzi di fila la Banca centrale europea ha deciso di concedere una pausa sui tassi. La riunione del board della Bce - in trasferta ad Atene - si è conclusa con la scelta di non aumentare ulteriormente il costo del denaro nell'area euro. Una decisione presa all'unanimità, a differenza di quanto era accaduto un mese fa, quando era stato deciso un aumento di 25 punti, con il board diviso. D'altronde la stessa presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa ha riconosciuto che l'economia nell'Ue appare debole. Ma l'inflazione non è affatto sotto controllo. E dunque per questo non è escluso che in futuro si ricorra ad altri rialzi.

"Una durata sufficientemente lunga"

Di sicuro, pare di capire dalle parole della numero uno dell'Eurotower, i tassi non caleranno nell'immediato. Quanto poi possa durare l'immediato nessuno lo sa. O meglio, lo vuole rivelare. Lagarde non ha voluto precisare cosa corrisponda alla decisione di mantenere i tassi per una «durata sufficiente lunga»: tre mesi, sei mesi, un anno? Ed è l'incertezza che i mercati avrebbero voluto veder risolta. Insomma si andrà avanti secondo la filosofia che ha accompagnato tutto il percorso dei rialzi dal luglio 2022:«decideremo riunione per riunione». Una scelta criticata da più di un economista perché non aiuta a sciogliere l'incertezza che pesa sui mercati e in generale sull'economia. Di sicuro è da escludersi un taglio a breve dei tassi di interesse. La Bce, nel suo comunicato, si dice convinta che i risultati arriveranno sul fronte della lotta all'inflazione: «i tassi sono a livelli che, mantenuti per una durata sufficientemente lunga, daranno un importante contributo». E Lagarde ha escluso un taglio dei tassi: un'ipotesi giudicata «assolutamente prematura» tanto che nel board non è stata neanche accennata. Dunque per ora si va avanti con i tassi fissati nella riunione di settembre, quella che ha messo a segno il decimo rialzo consecutivo del costo del denaro: il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Poi si vedrà.

Il mercato del lavoro

Altre considerazioni uscite dal board di Atene. Il mercato del lavoro mostra qualche segnale di indebolimento ma resta solido. I rischi sulla crescita dell'area euro - dove le misure adottate «stanno frenando in misura crescente la domanda» - sono giudicati ancora una volta al ribasso. E l'inflazione?  Continuerà a calare anche se le pressioni sui prezzi restano forti. Insomma, il traguardo di un indice dei prezzi al di sotto del 3 per cento si sposta al 2025.