I numeri parlano chiaro. Secondo quanto pubblicato sul sito del Ministero dell'Interno, al 7 giugno scorso, il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane era pari a 21.082 rispetto ai 15.065 dello stesso periodo del 2021 e 5.472 del 2020. Il fenomeno è in forte crescita, dunque. E non corrisponde un pari attenzione da parte di giornali e organi di informazione. Certamente le vicende della guerra in Ucraina hanno in qualche modo distolto lo sguardo dei media dal tema, ma si registra un notevole distacco rispetto ai toni e ai titoli che si potevano leggere qualche anno fa, in particolare all'epoca del primo Governo Conte, quando il leghista Matteo Salvini era ministro dell'Interno.

Eppure la situazione non sembra essere cambiata di molto, anzi. 

Nulla di nuovo

«Non è cambiato nulla», conferma Emiliano Giovine, avvocato torinese, Coordinatore del Gruppo legale e membro del Consiglio Direttivo di ResQ Onlus, l'ong nata nel 2020, da un gruppo di amici, che condividono il  motto "People saving people", tra cui l'ex pm Gherardo Colombo e Cecilia Strada.

«Nelle ultime settimane - spiega - si sono verificati, nuovi, preoccupanti episodi. La Ocean Viking, l'imbarcazione di Sos Mediteranee, ha atteso più di dieci giorni l'assegnazione di un porto sicuro di sbarco (PoS - Place of Safety) da parte del Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma (IT MRCC) con condizioni  a bordo molto critiche: 296 persone, tra cui donne incinte e molti in condizione di salute decisamente precarie. Proprio nelle ultime ore la Mare Jonio (con 92 persone a bordo, tra cui una trentina di minori non accompagnati) e la Sea Watch 3 (con 352 naufraghi a bordo) hanno finalmente avuto l'assegnazione di un porto sicuro, dopo giornate particolarmente difficili e complesse».

Mare favorevole, dramma inascoltato 

«Le condizioni del mare - aggiunge Giovine - sono tornate ad essere assolutamente favorevoli e le partenze sono tornate ad intensificarsi. E lo si fa, di nuovo in condizioni di fortuna, si tornano a vedere i barchini di legno con tante persone ammassate. Il flusso e tutte le criticità legate ad un transito precario ed in condizioni difficili è assolutamente immutato». Insomma, «non è cambiato nulla ed a questo si aggiunge - osserva Emiliano Giovine - la criticità di quello che non vediamo, ossia i respingimenti operati dalla cosiddetta guardia libica che intercetta prima delle Ong le imbarcazioni e, arbitrariamente, ovunque si trovino, le riporta in Libia, dove sappiamo che vengono perpetrate violenze e torture. Che l'attenzione mediatica, comprensibilmente, si sia spostata sulla guerra in Ucraina è qualcosa che ci si poteva aspettare. Quello che è certo, però, è che nel Mediterraneo non è cambiato nulla, è stata distolta l'attenzione dell'opinione pubblica ma la situazione è immutata, anzi più inascoltata».

Profughi di serie a e di serie b?

Proprio in questi mesi di guerra in Ucraina «l'Italia ha dimostrato di saper accogliere in maniera immediata, efficiente, con piena disponibilità da parte delle Autorità, dell'opinione pubblica, una quantità considerevole di profughi», osserva ancora il legale torinese, sottolineando però che non si può assistere a "una categorizzazione dei profughi di serie A e di serie B. È qualcosa che noi non concepiamo. Si sente dire "questi sono come noi", "li accogliamo ma poi tornano a casa". È una situazione obbrobriosa, una logica animale, istintiva».

«L'esigenza  e l'urgenza costante di sensibilizzare su questi temi - prosegue Emiliano Giovine - è ancora più forte a fronte di quello che stiamo vivendo, che dimostra che gli slogan della propaganda sull'invasione dei profughi erano senza costrutto e senza fondamento. Il numero di persone accolte in un mese e mezzo circa dallo scoppio della guerra in Ucraina è decisamente superiore a quello registrato degli arrivi da altre parti del Mediterraneo o dei Balcani in un anno. Davvero una demagogia, una volta di più assolutamente smascherata, perchè non era un'invasione quella e non lo è questa. Semplicemente è la gestione di un fenomeno che non solo non cesserà ma che anzi è destinato ad intensificarsi».

Tra demagogia e assuefazione

Per Emiliano Giovine «c'è anche una sorta di assuefazione dell'opinione pubblica sul tema dei migranti intesi come 'quelli dei barconi'. Un'assuefazione alla disperazione, al disastro, a quello che fondamentalmente si ritiene non più gestibile». «Resq - spiega - è nata da una specie di moto di pancia di quelli che l'hanno fondata. Persone che non avevano e non hanno nulla a che fare con il soccorso in mare. Professionisti, legali, operatori umanitari stanchi di indignarsi e di alimentare polemiche sui giornali, sui social e che  hanno scelto di intervenire con un'iniziativa concreta : mettere in mare una nave in grado di salvare vite umane nel Mediterraneo, tante o poche che fossero. Lo scorso anno abbiamo tratto in salvo 225 migranti, per noi un patrimonio impagabile».

 

Diritto marittimo e Regolamento di Dublino

Il sogno di ResQ è arrivare a constatare, quanto prima, di non servire più di fronte all'intervento sistematico delle autorità e delle istituzioni, che già oggi dovrebbero occuparsi del soccorso di chiunque rischia la vita in mare, ma che invece continuano ad essere inerti e assenti. Fino ad allora continueremo ad esserci e a compiere i nostri piccoli ma concreti gesti di solidarietà e rottura rispetto all'assuefazione collettiva".

«Il nostro progetto - dice ancora - è espressione di una società civile apartitica e apolitica, consapevole di non poter risolvere certo il tema dei migranti, il tema del Regolamento di Dublino, che disciplina in maniera folle la gestione dei primi arrivi, ma comunque capace di dare un segnale forte, tangibile, concreto:  un piccolo tassello nella costruzione di umanità e  valore dove da troppo regnano indifferenza, sofferenze e morte».

Foto Francesco Cavalli

La questione dei media

Ma allora perchè questo calo di attenzione da parte dei principali media? «Penso sia una questione di incapacità di attenzione e di approfondimento soprattutto da parte dei media generalisti, che tendono a dimenticarsi tutto ciò che non è emergenza pura e non raccontano, invece, l'evoluzione dei fenomeni», sostiene Lorenzo Bagnoli, giornalista di IrpiMedia, che da tempo si occupa del tema immigrazione. «C'è una forma di pigrizia - aggiunge - o di tendenza ad abbandonare gli argomenti quando non sono eccessivamente caldi. E questo trovo sia particolarmente evidente circa l'immigrazione che, per quanto si dice nei convegni, negli incontri pubblici, non deve essere un tema usato solo in campagna elettorale o per far schierare le persone da una parte o dall'altro, in realtà lo è. È un tema polarizzante, che serve per fare riconoscere ai lettori il punto di vista che si vuole dare. I pezzi, che ho letto ultimamente sull'aumento degli sbarchi erano quasi tutti di giornali di centro-destra, perchè se ci deve essere una notizia sull'immigrazione per questi media è per forza la crescita degli arrivi, mentre su un giornale di centro-sinistra si parla di "naufragio drammatico" o di "diritto umano violato". Parole chiave oltre alle quali spesso non si va».

Percezione e opinione pubblica 

Questo però rischia di far calare sempre più l'attenzione dell'opinione pubblica. «In effetti è così - conferma Lorenzo Bagnoli - oppure non ti fa cambiare la percezione, che avevi quando se ne parlava di più. Per noi è finito tutto ai racconti delle Ong in mare o ai porti non concessi. In realtà, il dato attuale più rilevante non è certo l'aumento degli arrivi ma l'aumento dei barconi intercettati dalla guardia costiera libica. Se l'immagine generale è ferma a quella del 2019, in realtà è cambiato un attore, è cambiato il ruolo dei guardacoste libici su cui penso non ci sia abbastanza attenzione. Una situazione che spiega i motivi della tanta indignazione che ha provocato la firma del Memorandum Italia-Libia del 2017. È stato raccontato all'inizio solo in un modo e non si è cercato, negli anni seguenti, di rileggere quanto è accaduto con altri occhiali, altre categorie possibili».

La forbice in aumento

La fotografia che Bagnoli delinea in questo inizio d'estate 2022, rivela certamente un aumento degli arrivi «che però si devono confrontare con un 2019, anno in cui si è registrato il numero minore di sbarchi, un 2020 anno di pandemia ed un 2021 in cui c'era stato un minimo di crescita ma limitata. È chiaro, quindi, osserva che in prospettiva 2021-2022 la forbice è destinata ad aumentare». Quello che si sa «è che ci sono tante partenze che non diventano sbarchi perchè subito intercettati dai guardacoste libici, che hanno aumentato il numero dei mezzi a disposizione e la capacità di intervento. Un aspetto questo confermato anche dalle Ong, che faticano ad arrivare prima dell'intervento libico. E all'interno di questo scacchiere una costante è Malta con il suo non intervento. Molti elementi non sono cambiati - conclude - ma c'è un'evoluzione del fenomeno che andrebbe esplorata e comunicata. Cosa che, invece, purtroppo non accade».