Le persone si stanno rivolgendo sempre di più ai tribunali per opporsi a chi sta causando o mal governando la crisi climatica. I governi e le entità del settore privato sono chiamati a rispondere delle loro azioni, le richieste di risarcimento incentrate sulla violazione della legislazione relativa agli obiettivi net-zero o degli obblighi previsti dall'Accordo di Parigi si stanno moltiplicando.

Come suggerisce il rapporto "Global Climate Litigation" del programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep)  il contenzioso apre ai singoli individui e alla società civile una strada per spingere il settore pubblico e privato a raggiungere obiettivi più ambiziosi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Negli ultimi anni si stanno creando molti precedenti in tutto il mondo, andando al di là delle giurisdizioni in cui è stata avanzata la causa e dando impulso ad azioni analoghe in altri paesi.

Le cause sul clima includono le istanze che affermano che l'insufficiente azione di contrasto ai cambiamenti climatici viola i diritti fondamentali dell’uomo, tra cui il diritto alla vita, alla salute, al cibo, all'acqua, alla libertà, alla vita in un ambiente sano e sicuro. Nell’ottobre 2021 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione storica riconoscendo il diritto a vivere in un ambiente sano, pulito e sostenibile, e nel 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che si tratta di un diritto umano, ampliando di fatto le basi legali per i contenziosi climatici.

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Italia, giudizio universale in vista

Tra il 2020 e il 2022 in Europa sono aumentate le cause legali che vedono grosse multinazionali sul banco degli imputati, sebbene siano quasi tutte ancora con giudizio pendente. In Italia, a maggio di quest’anno, un’azione legale di alcune associazioni ambientaliste ha chiesto a Eni la revisione del suo piano industriale per una più significativa e credibile riduzione delle emissioni di gas serra. Mentre lo Stato italiano è stato citato in giudizio con l’accusa di mancato rispetto del diritto fondamentale a un clima stabile e sicuro e di violazione degli accordi internazionali firmati dall’Italia. La terza udienza di questo processo, parte della campagna "Giudizio Universale" di associazioni e cittadini (adulti e minori), si è tenuta a Roma a metà settembre.  

Qualche precedente europeo esiste. Nel 2021 i giudici della Corte costituzionale tedesca,  a difesa di un diritto intergenerazionale, hanno dichiarato l’illegittimità di alcune parti della legge riguardante il cambiamento climatico che posticipava di troppo la riduzione significativa delle emissioni climalteranti. Sempre nel 2021 l’inadeguatezza delle misure a contrasto della crisi climatica era stata riconosciuta dal Tribunale amministrativo di Parigi, e l’anno prima la Corte di cassazione olandese aveva emesso una storica sentenza con cui obbligava il proprio governo a implementare misure più efficaci di prevenzione dei cambiamenti climatici.

L’era delle cause climatiche

Il report "Global Climate Litigation" si sforza di prevedere quali tipi di contenziosi climatici aumenteranno nei prossimi anni, e ne individua tre. Prima di tutto, è plausibile che diventeranno sempre più frequenti le cause di risarcimento per danni ambientali transfrontalieri e la responsabilità extraterritoriale dei paesi in materia di cambiamenti climatici diventerà un aspetto centrale delle cause future. La Corte Interamericana dei diritti umani ha argomentato che la giurisdizione extraterritoriale può essere stabilita quando esiste un nesso di fatto tra un comportamento all'interno di uno Stato e la violazione dei diritti umani in un altro Stato e quando uno Stato esercita il controllo effettivo sulle attività svolte in un altro Stato che hanno causato un danno e la violazione dei diritti umani in quest’ultimo. Questa interpretazione risulta particolarmente rilevante se si pensa alle aziende che si occupano di estrazione e commercializzazione di combustibili fossili o di altre attività inquinanti spesso localizzate in paesi in via di sviluppo.

In secondo luogo, diventerà evidente che il cambiamento climatico colpisce le persone in modo diverso. Già adesso molte cause vengono intentate per conto di minori, di donne o di comunità indigene. Per esempio, stanno lentamente trovando rappresentanza in un numero esiguo ma crescente di controversie sul clima i popoli indigeni che vivono in ecosistemi fragili, come quelli polari e forestali, o in aree che diventeranno del tutto inabitabili, come le isole oceaniche e le zone costiere. Man mano che questi casi vengono risolti, è verosimile che altri soggetti appartenenti a gruppi vulnerabili cercheranno giustizia nei tribunali.

Negli ultimi anni si è assistito all'avvio di numerose cause "anti-clima" ed è facile ritenere che anche questi “contraccolpi” che mirano a ritardare le normative emergenti o smantellare quelle esistenti a favore del clima diventeranno sistematici. Con l'adozione di strategie di decarbonizzazione da parte dei governi, i lavoratori e le comunità più impattate da queste politiche porteranno avanti cause legali che metteranno in discussione le iniziative stesse dei governi a meno che non vengano predisposti interventi per la just transition. Una sentenza del 2021 della Corte suprema del Cile, per esempio, ha ordinato alle autorità governative di attuare un piano per il reinserimento nel mercato del lavoro delle categorie di lavoratori danneggiate dal piano nazionale di decarbonizzazione del settore energetico. Con la diffusione delle azioni di sensibilizzazione sugli impatti del cambiamento climatico e delle proteste per la mancanza di azioni significative da parte di neonati movimenti sociali sono in crescita anche le cause contro gli attivisti. Nel 2020 un tribunale neozelandese ha riconosciuto l’importanza dell'attivismo ma ha ritenuto che la disobbedienza civile non possa essere tollerata se lede i diritti di qualcun altro.

Per la prima volta l’Ipcc (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) ha dichiarato che i contenziosi sul clima hanno influenzato l'esito e l'ambizione della governance climatica. L'accesso alla giustizia, oltre a consentire la tutela del diritto ambientale e dei diritti umani, promuove la responsabilità delle istituzioni pubbliche e private. Non è sufficiente riconoscere tali diritti, è indispensabile proteggerli e farli valere consentendo agli individui danneggiati dalla loro violazione di essere risarciti.