La Fai, la più rappresentativa associazione delle imprese del trasporto su gomma, celebra a Torino venerdì 13 i primi sessant’anni. E lo fa mettendo a punto un documento chiave: il Position paper della Federazione frutto di un confronto tra il consiglio nazionale degli autotrasportatori e i territori. I cui punti chiave sono questi: sicurezza, rispetto delle norme, massima attenzione ai principi che governano il sistema dei trasporti nella viabilità, nei tempi di guida e di riposo degli autisti, nei tempi di carico e scarico delle merci. E ancora: nell’adozione di veicoli più sicuri e rispettosi della qualità dell’aria. A illustrarli sarà il presidente nazionale di Fai-Conftrasporto Paolo Uggè, una vita dalla parte degli autisti. Il documento – che avrà come approdo finale il tavolo delle regole istituito dal ministero dei Trasporti e delle infrastrutture – sarà discusso con i rappresentanti delle Federazioni territoriali e messo ai voti. «Il testo definitivo indicherà la strada a migliaia di imprese e costituirà la base concreta sulla quale proseguire il dialogo intrapreso al ministero – dice Uggè -. Dare attuazione concreta al tavolo delle regole, iniziando da quelle sull’accesso al mercato e difendendo il principio della libertà di circolazione, è fondamentale. Un tavolo permanente che dovrà affrontare la lunga lista di criticità sofferte dalle imprese di autotrasporto e segnalate a più riprese».
E in particolare da quelle del Nord Ovest che si trovano a dover fare i conti con un passaggio sempre più ristretto. Il Consiglio nazionale della Fai cade all’antivigilia di una data chiave. Lunedì mattina, alle otto, scatta la chiusura per nove settimane del traforo del Monte Bianco. Rinviato a settembre dopo il crollo della frana in alta Savoia che ha messo fuori uso i collegamenti ferroviari (la linea Torino-Lione rischia di rimanere sospesa fino a giugno 2024) e condizionato per alcune settimane il transito sull’autostrada dove sbuca il traforo del Frejus l’intervento di manutenzione straordinaria alla volta del tunnel della Valle d’Aosta non era rinviabile. Quindi dalla mattina di lunedì 16 ottobre e fino alle dieci di sera di lunedì 18 dicembre i 5300 mezzi – soprattutto Tir – che ogni giorno risalgono la valle d’Aosta per raggiungere Francia e Spagna ma anche i Paesi Bassi dovranno scegliere percorsi alternativi. Ed è proprio qui che il Nord Ovest scopre tutta la sua fragilità: restano solo come alternative concrete il traforo del Frejus – dove sarà dirottata la maggior parte del traffico – e il traforo del Gran San Bernardo (che sbuca nel cantone svizzero Vallese). Senza dimenticare un’altra via per la Francia – quella del Colle di Tenda, nel Cuneese – che è interrotta da tre anni esatti, da quando una frana si è portata via un pezzo di statale oltralpe. E il calvario per gli autotrasportatori si riproporrà in primavera quando è prevista un’altra chiusura del traforo del Bianco per proseguire "negli irrinunciabili lavori di manutenzione alla volta", che dopo quasi sessant’anni soffre di infiltrazioni.
Un convitato di pietra quello del Passaggio a Nord Ovest ristretto che di sicuro sarà evocato nei due “momenti istituzionali” del pomeriggio. Il primo vedrà dialogare Fabrizio Palenzona, da pochi mesi presidente della fondazione Crt, ma qui in veste di past president della Fai, Paolo Uggè, Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto, Enzo Pompilio d’Alicandro, numero uno della Fai di Torino e Maria Luisa Coppa che guida l’Ascom di Torino. Poi sono attesi tra gli altri gli interventi di Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino che meno di una settimana fa ha lanciato l’allarme sui tempi di interruzione della linea ferroviaria che attraversa il Frejus, dell'assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi e di Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture, che interviene in collegamento video. Tutti a conoscenza delle sofferenze dei trasporti a Nord Ovest. Che è la vera emergenza per le imprese dell’autotrasporto che operano in Piemonte, Valle d’Aosta e Riviera di Ponente. Anche se poi devono fare i conti con gli altri problemi della categoria condivisi con il resto dell’Italia: dall’ormai cronica carenza di autisti alle infinite attese per le revisioni dei veicoli negli Uffici della motorizzazione, alla revisione del calendario dei divieti di circolazione, con particolare riferimento ai valichi alpini. E altro ancora. «Questioni improrogabili» sottolinea Uggè.
© Riproduzione riservata