Innovazione non fa rima con Italia. O, almeno, non per l'Organizzazione mondiale della prorpeità intellettuale (Ompi). Il Global innovation index che ha appena presentato a Ginevra ci colloca al 26 posto. Davvero lontani dalla classifica che conta nonostante più di un'impresa italiana eccelli nella tecnologia più avanzata: dall'aerospazio alla robotica. Per carità c'è anche un aspetto positivo: rispetto a un anno fa l'Italia h guadagnato due posizioni. Per capire meglio dove ci collochiamo nel contesto mondiale secondo Ompi ecco chi ci sta immediatamente davanti - Australia (24) e Malta (25) - e chi è subito dietro: Nuova Zelanda (27), Cipro (28), Spagna (29) e Portogallo (30).
Sotto la lente 130 economie
I campioni del mondo si trovano appena al di là delle Alpi: è la Svizzera a salire sul gradino più alto del podio. Accanto Svezia e Stati Uniti. Appena sotto Singapore. Nella classifica annuale, la Cina - unica economia a reddito medio nella top 30 del Global index innovation - è dodicesima, seguita dal Giappone (13) e Israele (14) che rientra nella top 15. L'Europa resta il continente con il maggior numero dei paesi leader dell'innovazione: 16 Stati tra i primi 25. Il Global Innovation Index utilizza 80 indicatori per identificare le tendenze dell'innovazione globale in oltre 130 economie. In un commento l'Ompi sottolinea una prospettiva sempre più incerta per il capitale di rischio (venture capital) che consente di «trasformare l'ingegno umano in nuovi prodotti e servizi" e osserva che il valore globale dei finanziamenti venture capital ha segnato un calo significativo lo scorso anno».
"Posizione da leaderrship"
Dalla Rappresenza permanente d'Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni internazionali a Ginevra arriva comunque un giudizio positivo su questo posto non proprio al sole. Ecco cosa scrive nella nota: «Conferma, da un lato, il posizionamento dell'Italia tra la leadership globale in termini di diversificazione dell'industria nazionale, nonché di sviluppo dell'innovazione soprattutto nel design industriale. D'altro canto il rapporto individua margini di miglioramento per la nostra economia, soprattutto in relazione alla capacità di attrazione di investimenti diretti esteri».
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