L'ira delle banche per la tassa sugli extraprofitti decisa dal governo è esplosa in Senato. Durante l'audizione alle commissioni Ambiente e Industria il direttore generale dell'Abi Giovanni Sabatini ha lasciato da parte prudenza e diplomazia:«Un vulnus alla fiducia riposta sul mercato finanziario italiano».Con sottintesa figuraccia con i mercati finanziari mondiali. E ancora: «Gli extraprofitti non ci sono, perché le banche sono in concorrenza». C'è di più: «ingiustificate penalizzazioni del settore bancario determinerebbero una minore capacità di accantonamenti prudenziali, di finanziamento alle imprese e alle famiglie e limiterebbero l'interesse degli investitori verso il settore bancario italiano che, da ultimo, si rifletterebbe sull'intero mondo economico nazionale».
Ma la risposta della premier Giorgia Meloni che sin dall'inizio si è attribuita la decisione di tassare le banche non si è fatta attendere. Ha usato la platea dell'assemblea di Fratelli d'Italia per replicare a Sabatini: «Io difendo e difenderò quel provvedimento, che non ha un intento punitivo, e che racconta la fine di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. È una norma giusta e vi invito a difenderne le finalità nel corso della conversione del decreto-legge». La richiesta ai parlamentari di FdI sottolienata da applausi, con buona pace del vicepremier Antonio Tajani che spera ancora di cambiare il provvedimento, mitigando l'impatto per le banche.
Peraltro, il direttore generale dell'Abi ha sollevato anche il dubbio di costituzionalità del provvedimento: «Una imposta straordinaria che solleva dubbi di compatibilità con i precetti costituzionali e che produce effetti retroattivi"incidendo sulla certezza del diritto ma anche contrastando i principi cui si ispira la delega fiscale del governo". Uno scontro vero. Gli unici segnali di tregua arrivano dal ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti:«Potrà essere migliroata anche se è una tassa giusta». Giusta? Non per la Bce. Che sta per recapitare a Meloni una lettera. La stessa, peraltro, già indirizzata a Spagna e Lituania che avevano anticipato la mossa melonia. Di critica. Come altrettanto critico è stato l'intervento del presidente di Federcasse Augusto Dell'Erba, audito in Senato a ruota di Sabatini. Che ha concluso chiedendo lo stralcio del provvedimento per il mondo cooperativo bancario.
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