Joe Biden, in affanno nei sondaggi, guarda con grande preoccupazione allo sciopero senza precedenti - così titola il Sole 24 opre nell'edizione online - che coinvolge l'industria dell'auto e che è scattato a mezzanotte. E ha deciso di scendere in campo personalmente, per avvicinare le parti. Uaw, il potente sindacato delle tute blu americane - ha 145 mila iscritti - ha deciso lo stop contemporaneo della produzione in tre stabilimenti, uno per ciascuno dei tre big d'America: General Motors, Ford e Chrisler (gruppo Stellantis). E' l'effetto del mancato rinnovo dell'accordo di categoria.

I rappresentanti dei lavoratori hanno presentato richieste giudicate inaccettabili dalle imprese: rialzi dei salari del 40% in quattro anni, migliori benefit (vogliono in particolare il ritorno ai fondi pensione ante 2017) e riduzioni dell'orario lavorativo (32 ore settimanali, insomma lavorare quattro giorni). Il rischio è che l'escalation dell'agitazione che per ora ha colpito lo stabilimento Gm di Wentzville in Missouri (3600 addetti), quello di Toledo in Ohio di Stellantis (5600 addetti) e a Wayne in Michigan il gruppo Ford (3300 addetti) si propaghi al resto dell'industria automobilistica americana, una delle pietre miliari dell'economia statunitense. United Auto Workers infatti punta proprio ad allargare lo sciopero per accentuare la pressione sulla aziende.

I possibili effetti sono già finiti sui tavoli della Casa Bianca: secondo gli analisti dieci giorni di interruzione della produzione potrebbero costare quasi sei miliardi di dollari. Un salasso non da poco per un'economia che deve comunque fre i conti con l'inflazione anche se in rallentamento. Ed è questo allarme per l'economia che ha convinto Biden a chiamare le parti. Prima il leader di Uaw Shawn Fain, poi i manager delle tre aziende. Obiettivo: invitare tutti ad insistere nella trattiva per avvicinare le parti e raggiungere un accordo. Ma nelle ultime ore ha deciso un passo in più: parlerà dello sciopero. Rilancerà molto probabilmente la proposta già fatta ad agosto: un accordo "win-win" ed "equo", con la richiesta di rafforzare diritti dei lavoratori durante la transizione ai veicoli elettrici che nache negli Usa come in Europa comporterà tagli di posti di lavoro.