Il carrello della spesa degli italiani si fa più piccolo. La conferma arriva dall’Istat. Secondo l’Istituto di statistica nel 2022 la spesa media mensile per consumi delle famiglie in valori correnti è pari a 2.625 euro, in crescita dell'8,7% rispetto ai 2.415 del 2021. Ma è solo un effetto dell’inflazione. La crescita, considerato un tasso dell’nflazione all’8,7%, in termini reali non c’è. Anzi, diminuisce: del 2,5% per le famiglie meno abbienti, dell’1,8% per quelle che stanno meglio dal punto di vista del reddito. Nella sostanza si risparmia anche sulla spesa alimentare. E il trend è confermato anche quest’anno sebbene l’indagine dell’Istat sui consumi prenda in considerazione la spesa delle famiglie del 2022. Gli italiani «sembrano essersi adattati alle sfide della fiammata inflazionistica». In che modo? Cresce la quota di chi dichiara di aver limitato in quantità e/o qualità, rispetto ad un anno prima, la spesa per cibi (dal 24,4% al 29,5%), bevande (dal 29,6% al 33,3%) e per la cura e l'igiene personale (dal 31,7% al 35,6%). La voce di spesa che è stata limitata di più è quella per abbigliamento e calzature.
L’Istat ha registrato sensibili differenze tra diverse aree del Paese: 782 euro è la differenza tra la spesa massima del nord-ovest e quella minima del Sud. Rispetto a un anno prima 34 euro di differenza. I livelli di spesa più elevati, superiori alla media nazionale, si registrano proprio nel Nord-ovest (2.900 euro) tallonato dal Nord-est (2.845 euro) e dal Centro Italia (2.795 euro). Inferiori alla media nazionale invece i consumi nelle Isole (2.196 euro) e nelle regioni del Sud (2.118 euro). La conferma arriva da un altro dato raccolto dagli statistici dell’Istat: la spesa media più alta è in Trentino-Alto Adige e Lombardia, la più contenuta è in Puglia e Calabria.
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