Nell'ultimo anno si sono sprecati tanti titoli di film per annunciare la seperazione tra Italia Viva e Azione, cioè tra Matteo Renzi e Carlo Calenda dopo che le urne avevano bocciato questa strana (e incompatibile) alleanza tra galletti del centro nel nome (magari) di Draghi. Ma stavolta siamo davvero ai titoli di coda. Anzi, giù il sipario. O così sembra. La notizia sulla carta c'è tutta, e almeno per la politica italiana che già guarda alle europee del prossimo giugno può anche essere la notizia del giorno.
Lo strappo in una riunione
A darla è Matteo Renzi bravo quanto l'altro Matteo (Salvini) a bruciare tutti negli annunci: «Oggi ufficializziamo la separazione delle strade con gli amici di Azione. Abbiamo provato fino all'ultimo a chiedere di fare la lista insieme e la risposta di Calenda è stata sprezzante. Ognuno ha il suo stile, noi non facciamo polemica. Dunque auguri a tutti e ognuno per la sua strada. Meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia". Così ha scritto su enews mentre i due partiti erano impegnati in una riunione. Aggiungendo: "Io voglio fare politica, non vivere circondato da cavilli regolamentari e da rancori personali. I gruppi si chiameranno Italia Viva - Il Centro - Renew Europe. Alle elezioni faremo un grande risultato. Ne sono certo».
Azione: a nostra insaputa
La replica di Azione non si è fatta attendere e fa capire che siamo davvero al lancio degli stracci. Con ricorso a Ignazio La Russa, presidente del Senato, per dirimere la questione. Ecco:«Contrariamente a quanto dichiarato alla stampa dal senatore Renzi, nessuno oggi ha deliberato o chiesto la separazione dei gruppi di IV e Azione. Cosa che invitiamo il senatore Renzi a fare, visto che lo ha già annunciato mille volte. Per quanto riguarda la delibera sul cambio di nome abbiamo scritto al Presidente del Senato per segnalare una doppia violazione dello statuto operata oggi dal capogruppo del gruppo Azione-Italia Viva - Renew Enrico Borghi. Le deliberazioni assunte oggi sono da considerarsi nulle. Agiremo conseguentemente in tutte le sedi preposte»
Poi il commento di Maurizio Richetti, capogruppo di Iv-Azione alla Camera e braccio destra di Calenda: «È un divorzio strano. È legittimo dire dal punto di vista politico che le strade si separano, lo si deve fare in maniera chiara. Non è politica, è un giochino, anche discretamente infantile, al quale Azione non partecipa».
Niente pontieri stavolta
Ecco, ci risiamo, un giochino. Quindi neanche stavolta i due galli lasciano il pollaio? C'è da augurarsi davvero che accada il contrario e che i pontieri non intervengano. Non c'è più nulla da salvare di questa alleanza anomala sin dall'inizio tra Renzi e Calenda. Meglio per tutti se a giugno - grazie al sistema proporzionale - si peseranno, per capire chi ha più peso. Poi magari staranno fuori tutti e due i gruppi, ma con questo tira e molla la sconfitta di una lista unica tra Italia Viva e Azione appare scontata. Non c'è niente dell'imprint di Draghi - cui entrambi dicevano di ispirarsi - in questo comportamento rissoso che va avanti da troppo tempo. Meglio davvero esporre il cartellone: The end.
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