Dopo un braccio di ferro incomprensibile, l'Italia ha deciso di mettere fine alla partita Mes, il meccanismo di stabilità europeo varato dai Paesi dell'area euro nel 2012. A fine novembre il Parlamento ratificherà l'accordo internazionale già approvato dagli altri 19 che adottano la moneta europea. L'esame delle proposte di legge di ratifica del Mes riprenderà alla Camera il 20 novembre e sarà discusso nei giorni successivi. Sì perché a luglio la maggioranza di centrodestra aveva optato per un ulteriore rinvio sotto la spinta del vicepremier Matteo Salvini: «Il Mes? C'è tempo per discuterne. L'Italia ha altre priorità». Adesso la scelta - quasi obbligata - di arrivare al dunque. Anche perchè l'Italia - che controlla il 17 per cento delle quote del meccanismo con uno stanziamento di poco superiore al 14 miliardi - di fatto blocca l'entrata in vigore in tutti gli altri Paesi. Se le previsioni saranno rispettate il via libera potrebbe arrivare il 24 novembre. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Secondo indicrezioni nell'occasione il Parlamento voterà anche una sorta di clausola che vincola l'Italia a non usufruire mai del Mes. Sarebbe questo l'escamotage che consentirebbe soprattutto a Fratelli d'Italia e Lega di giustificare l'inversione a U sul provvedimento. (Nella foto grande il flash mob organizzato da Fratelli d'Italia nel dicembre 2020, con l'attuale premier a guidare la protesta). Forza Italia ha invece sempre avuto una posizione più favorevole ma il leader dell'ex partito di Berlusconi e vicepremier Antonio Tajani non ha voluto staccarsi dal coro: «Lavoriamo sempre con la coalizione, la coalizione deciderà. Però mi pare che domani ci sia il Consiglio europeo, c'è la guerra in Medio Oriente, una situazione incandescente e stiamo a pensare al Mes...».

E che la vicenda da tecnica qual è - un sistema di soccorso europeo per i Paesi in difficoltà economica - si sia trasformata in una questione squisitamente politica lo dimostra anche la dichiarazione di Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera: «Grazie alla richiesta del Partito democratico è stata inserita nel calendario di novembre, esattamente nella settimana tra il 20 e il 24, la ratifica del Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Da mesi la maggioranza fugge questo appuntamento perchè divisa e perchè non perde occasione di praticare scetticismo sull'Europa, seppure a parole vuole far credere altro. E intanto in Europa perdiamo credibilità essendo rimasti ben ultimi a dover ratificare in Parlamento il Mes come ci ha ricordato proprio oggi Paschal Donohoe, il presidente dell'Eurogruppo nella sua lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel».