I valori tempestivi di Rt aggiornati a ieri 19 marzo confermano il rallentamento dell’epidemia già evidenziato giovedì. Il dato nazionale è pari a 1,02 (0,94 - 1,09), mentre quello piemontese si attesta a 1,16 (1,05 - 1,28). Da notare (nel grafico piemontese al fondo) un andamento sostanzialmente costante del valore piemontese poco sopra a 1, con un intervallo di confidenza ampio, dovuto alla irregolarità delle rilevazioni; ciononostante, lo stesso intervallo conferma il trend in costante diminuzione.

I dati dell'ISS e la confusione

Nel frattempo riceviamo la pubblicazione dei dati ufficiali nel report ISS pubblicato ieri. Il nuovo valore di Rt a 1,16, riferito al periodo 24 febbraio – 09 marzo, è identico, ripeto identico, al precedente, relativo al periodo 17 febbraio – 02 marzo 2021: una riga dritta nel grafico qui sopra, che salta completamente il picco di Rt a 1,27 che invece c’è stato il 26 febbraio. Mentre il report (a pag. 3) lascia intendere una situazione “stabile”, il nostro grafico dice che al primo valore di 1,16 eravamo in crescita mentre al secondo eravamo in rallentamento, e oggi siamo a 1.

Tutta questa confusione è causata dall’uso delle medie a 14 giorni nel metodo ufficiale, sulle quali ho più volte richiamato l’attenzione, che producono intervalli di confidenza che mescolano salita, discesa e incertezza (e infatti gli intervalli sono molto ampi).

Il Piemonte

Molto simile l’esito dei calcoli ufficiali a livello regionale piemontese, dove il valore ufficiale passa da 1,31 nel periodo 17 febbraio – 02 marzo 2021, a 1,3 nel periodo 24 febbraio – 09 marzo 2021, ricordando sempre che questo è l’ultimo dato ufficiale disponibile. Analogamente al dato nazionale, l’indice piemontese è identico al precedente, saltando a piè pari gli avvenimenti intermedi, che hanno visto l’Rt arrivare fino a 1,47 (1,24 - 1.71) il 25 febbraio. Analogamente al dato nazionale, anche il dato piemontese omette, perché la perde, l’informazione fondamentale che al primo 1,31 eravamo in crescita, mentre al secondo 1,3 eravamo in discesa. E fatto ancora più grave, informa cittadini e decisori con un valore 1,3 molto grave, come se fosse odierno, mentre i dati veri e aggiornati dicono 1,16.

Tenere tutti chiusi nelle zone rosse ha grandissimi costi in termini economici, sociali e didattici.

Gli italiani hanno sempre risposto ubbidienti, comprendendo la gravità della situazione e la necessità di non sovraffollare gli ospedali.
Però, vista la gravità delle conseguenze di queste azioni, che pagheremo nel tempo, è quanto mai urgente utilizzare dati più precisi e aggiornati, quantomeno per preservare la credibilità nei confronti della popolazione.

Fonte: elaborazione di Stefano Terna per Mondo Economico su dati Protezione civile e ISS