Il Populismo è frutto del disagio economico, oppure di quello culturale? Fosse l'economia la sua spiegazione, allora la “guarigione” passerebbe dalla ripresa. Fosse, invece, la crisi identitaria la sua spiegazione, allora la “guarigione” non potrebbe scaturire dalla sola ripresa. Insomma, il Populismo è qui per restare.
Il supporto di massa al Populismo
La prima macro spiegazione (1) dell'ascesa del populismo è l'ineguaglianza, ossia la trasformazione della forza lavoro delle società post industriali, laddove si ha il trasferimento dei lavori meno qualificati nelle economie emergenti, intanto che l'automazione riduce la domanda di lavoro poco qualificato in quelle emerse. Sicché i meno retribuiti, i disoccupati di lungo corso, e via enumerando, non possono non sentirsi in condizioni di disagio rispetto a chi sta meglio (2). Per non appesantire il testo, saltiamo la discussione sull'ineguaglianza fra Paesi e all'interno di un Paese, nonché le ragioni dell'emigrazione, che sono analizzate qui.
La seconda macro spiegazione è quella del cambiamento culturale, che si manifesta ormai da decenni – precisamente dalla fine degli anni Sessanta - come spostamento dei valori verso il cosmopolitismo e il multi culturalismo. Nel grafico che segue (Figura 1) si vede come gli argomenti di natura culturale prevalgano su quelli economici da una cinquantina d'anni.
Figura 1. Rising salience of non-economic issues in the party manifesto of 13 Western Democracies, 1950-2010
Questo cambiamento epocale ha spinto “per contraccolpo” molte persone anziane e molti emarginati (3) a desiderare il ritorno delle tradizioni nazionali, sessuali, eccetera. Il Populismo lo possiamo misurare – in mancanza di altri criteri numerici – come percentuale dei voti per i partiti che lo perseguono sul complesso dei voti. Ultimamente si ha un'esplosione del loro peso. Un fenomeno – questo dell'esplosione del Populismo - simile a quanto era accaduto negli anni Trenta (Figura 2).
Figura 2. Developed world populism index
Se gli andamenti economici correnti sono il frutto di un mutamento epocale (l'arrivo dei Paesi emergenti e la nuova automazione) contro cui le politiche economiche tradizionali (ossia la gestione dei tassi d'interesse e della spesa pubblica) possono poco, allora il Populismo sarà difficile da debellare, a meno di avere una grande fantasia politica. Se il Populismo sarà alimentato dall'economia, perché difficilmente si avrà uno sviluppo con piena occupazione (4), allora il suo lato culturale – quello del disagio identitario - avrà a disposizione del tempo per sedimentarsi.
Che cos'è il Populismo?
Una corrente politica contraria al potere costituito (negli Stati Uniti alle élite liberali, che, secondo l'opinione dei Populisti, trattano il popolo come un “bambino”)(5), favorevole all'autoritarismo, e, non ultimo, al “nativismo”. Il Populismo ha fede nella saggezza (perché sa che cosa si deve fare) e nella virtù (è “ontologicamente” onesta) della gente “ordinaria” (ordinary people, silent majority) in contrapposizione alle classi dirigenti che sono “corrotte”. (ed anche incapaci, e da qui la polemica sugli specialisti che nulla sanno, o sull'inutilità del sapere scientifico).
Si noti che la gente ordinaria è considerata dai Populisti una massa omogenea capace di esprimere un solo punto di vista, talmente ovvio (ossia facile da conoscere senza alcuna ricerca) da essere tosto condiviso (6). Il punto di vista della massa (“massa”, dal greco massein - fare la pasta, un verbo che indica un qualcosa di informe ed elastico che viene lavorato)(7) si esprime attraverso il leader. Il quale ultimo è una sorta di vortice pneumatico che aspira l'informe volontà del popolo dando direzione – anche attraverso i referendum - agli eventi.
Siamo così agli antipodi della democrazia liberale, fatta di controlli, di contro poteri, insomma di “grigiori”, il cui scopo è inibire l'arrivo dei duci (8).
Il Populismo dunque è l'opposto del liberalismo: a) è il leader che guida il suo popolo contro i governi parlamentari sottoposti a molteplici controlli; b) è una cultura che privilegia il lato nativo su quello cosmopolita. Insomma, è l'opposto di tutto quello che si è faticosamente raggiunto nel Secondo dopoguerra, partendo da due secoli prima. Come comportarsi, quando si pensa che la democrazia rappresentativa e il cosmopolitismo siano la peggior forma di convivenza, se si escludono tutte le altre?
Il Populismo non è un correttivo della democrazia liberale, nel senso che, a differenza di quest'ultima, avvicina la politica al popolo così asserendo la sovranità popolare. L'avvicinare la politica al popolo senza contrappesi non avvicina alla democrazia liberale (la democrazia “popolare” è un altro animale politico, diverso dal Populismo e dalla democrazia liberale) ma al ducismo. Il Populismo può essere un incentivo per rendersi conto che vi sono parti della cittadinanza che sono sotto-rappresentate e che andrebbero coinvolte. Il che solleva altre complesse questioni che non si possono eludere. Ed eccoci arrivati al “reddito minimo”, che è approfondito qui.
Note
1 - Trump, Brexit, and the rise of Populism: Economic have-nots and cultural backlash Ronald F. Inglehart and Pippa Norris, Harvard, 2016
2 - L'interpretazione del populismo come fenomeno che interessa soprattutto le persone meno istruite è ambigua. La versione cinica della relazione fra istruzione e opinioni politiche è questa: l'istruzione consente di ottenere i lavori meglio retribuiti, mentre la non-istruzione penalizza nella ricerca del lavoro e dunque spinge al disagio. Ecco la visione ottimistica che ha il sapore della “filosofia della storia”: l'istruzione spinge verso la tolleranza e il progresso e dunque aiuta a recepire i valori che si sono affermati negli ultimi secoli. Ciò che porta alla seguente (buffa?) asserzione: se non studi con buona probabilità diventi reazionario.
3 - Pippa Norris. 2005. Radical Right: Voters and Parties in the Electoral Market. New York: Cambridge University Press
4 – Possiamo avere una crescita economica che non assorbe tutta la forza lavoro, perché le nuove tecnologie non richiedono (o richiedono poco) l'impiego di quella poco qualificata:
https://obamawhitehouse.archives.gov/blog/2016/12/20/artificial-intelligence-automation-and-economy
5 – Lee Harris, The Next American Civil War, The Populist Revolt against the Liberal Elite, Palgrave 2010.
6 – Jan-Werner Muller, What is Populism?, University of Pennsylvania, 2016
7 – Enciclopedia Einaudi, Masse, Volume ottavo, pagina 813, 1980
8 - La Seconda Guerra termina in un bagno di sangue e drammatici trasferimenti di popolazione da un Paese all'altro. Alcuni – essenzialmente tre politici cattolici, Adenauer, Shumann, e De Gasperi, tutti e tre avanti negli anni e di lingua tedesca - arrivano alla conclusione che all'origine della tragedia ci fosse il sistema politico a fondamento carismatico. I sistemi politici possono essere – secondo la classificazione di Weber – di tre tipi: quello in cui la legittimità è nella tradizione, come nelle Monarchie, quello in cui la legittimità è nella logica fredda delle Leggi applicate dalla Burocrazia, come nei sistemi liberali, e, infine, quello la cui legittimità è nella simbiosi fra Popolo e Carisma. In questo ultimo caso, si ha una spinta di “senso”, perché si ha una identificazione fra il Popolo – ridotto a entità magmatica – e il Leader – che, ispirato, lo conduce verso i suoi più alti destini. Insomma, dopo la Seconda Guerra l'idea che era prevalsa era quella di un sistema sopra nazionale, e di un governo della Legge, e dunque il governo della Burocrazia, che, per definizione, emana solo “grigiore”. Insomma, l'idea della “de-nazionalizzazione” delle masse con i sistemi politici avvolti in ragnatele giuridiche – come l'Alta Corte che è il decisore di legittimità di ultima istanza - era il cuore della nuova Europa. Non si tornava però al sistema liberale ante Prima Guerra, quello dello Stato Minimo (Amministrazione, Difesa, Giustizia), ma al sistema di Stato Sociale (Stato Minimo + Sanità, Istruzione, Pensioni). Questo avvenne e per ragioni culturali - la prevalenza cattolica e del suo “solidarismo”, e per ragioni politiche, perché delle forme di “stato sociale” erano già emerse con i Totalitarismi e non potevano essere rigettate. L'Europa è perciò volutamente “grigia” e burocratica. Sarà un caso, ma quelli che la vorrebbero oggi diversa sono i leader carismatici di partiti o movimenti a sfondo nazionalistico. Fonte: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/3667-europedia.html
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