Il Festival di Sanremo ha celebrato la sua liturgia finale. Gli share raccolti fino ad oggi, poco al di sotto del 60%, sono davvero notevoli. Gli incassi pubblicitari sono perfettamente in linea con gli ascolti e sfiorano i 50 milioni di euro. A tutto ciò si aggiunge l’eco lunga sui media di ogni ordine e grado. Da martedì scorso in Italia sembra che il tempo e lo spazio della comunicazione siano sospesi, e lo saranno fino a domenica sera. Poi ci sarà un ritorno alla normalità.
Fino a lunedì scorso, vale la pena ricordarlo, c’era una guerra in corso in Europa, un terremoto devastante in Turchia e Siria, l’inflazione a due cifre, gli anarchici in subbuglio. Tutto ciò purtroppo non è svanito nell’etere. Il Festival della canzone italiana avrebbe dovuto avere tra i suoi ospiti il presidente ucraino Volodimir Zelensky, invitato ufficialmente da un gran cerimoniere della tv come Bruno Vespa e annunciato in pompa magna nello studio della omologa femminile: Mara Venier. Un tentativo di connessione tra realtà e finzione che, a mio avviso, avrebbe avuto molto senso. Ovviamente è finita a tarallucci e vino, in linea con la nostra tradizione.
La politica, che è ghiotta di Sanremo, a sua volta ghiotta di un pubblico ghiottissimo di polemiche, ha chiesto a Zelensky di andare altrove. Lui non se lo è fatto ripetere due volte ed è andato sia al Parlamento Europeo, che in Inghilterra, a chiedere sostegno agli alleati. Era il suo secondo viaggio fuori dai confini ucraini dall’inizio della guerra. Tutto il mondo ne ha parlato. Noi no, perché “Sanremo è Sanremo”.
Pensare che c’è chi diceva già anni fa che la televisione generalista era morta, invece è più viva che mai. Anzi: per un decina di giorni all’anno, attraverso l’ultima messa collettiva, in collegamento dal Teatro Ariston, detta l’agenda politica del Paese, ne monopolizza il dibattito e pervade i palinsesti di tutti media nostrani. In questi giorni, sul sito web del Corriere della Sera (un tempo si diceva che chi possedeva il Corriere possedeva l’Italia), per poter avere notizie su Ucraina e Turchia è necessario scrollare a lungo. Ecco, lo dico con il massimo rispetto verso coloro che stanno seguendo Sanremo: non è un po’ troppo?
È normale che un Paese sospenda il tempo e lo spazio dell’informazione per fermarsi davanti alla tv a godersi uno spettacolo canoro? Forse la risposta è sì, ma quest’anno, per me, invece è davvero “troppo”.
© Riproduzione riservata