Nessuno dei tanti articoli che la stampa italiana dedica alla candidatura di Berlusconi alla presidenza della Repubblica affronta un aspetto fondamentale: l’impatto sull’immagine del Paese all’estero. Non mi riferisco alle conseguenze di una presidenza Berlusconi sulla fama dell’Italia nel mondo. Sarebbero devastanti. Basti pensare ai suoi commenti a fondo sessuale sulla Merkel e alla salita dello spread che dava retta a The Economist secondo cui era inadatto a governare.

Intendo invece il fatto che chi ha l’impertinenza di candidarsi, mentre è imputato in un procedimento penale gode dell’appoggio di tre partiti politici.

Ora, delle due l’una. O questi partiti sono intenzionati a promuovere il bene del Paese, ma stanno ingannando Berlusconi, in qual caso mettono in scena una farsa la cui vittima è il candidato. Oppure lo sostengono sul serio e la vittima della farsa è il Paese.

Come leggere questo silenzio stampa?

È un sintomo di una forte miopia nazionale?

Non credo che si tratti solo di una visione che non guardi oltre i confini nazionali. Sarebbe incoerente con l’idea largamente condivisa che grazie a Draghi l’Italia sia riuscita a riguadagnarsi una posizione di riguardo in Europa e nel resto del mondo che stava velocemente perdendo. La possibilità che Draghi diventi Presidente della Repubblica non solo viene presa sul serio, ma è caldeggiata dalla maggioranza dei politici e dei cittadini.

Il non riconoscimento che esista un problema con la candidatura di Berlusconi dimostra che i politici italiani e chi dovrebbe seguirli con degli occhi critici sono fuori sintonia (tone-deaf ) nei confronti del resto del mondo – ma solo a metà.

Vista dall’estero, questa storia dell’elezione del Presidente è una telenovela che è caratterizzata da una strana asimmetria.

Mentre a Draghi viene riconosciuto il merito di aver riparato o quasi i danni all’immagine nazionale inflitti dai governi precedenti, manca la sensibilità di comprendere cosa provochi la mera candidatura di Berlusconi.