Da un lato diceva cose che si appellavano al consueto spirito comunitario/comunitarista che anima una buona fetta dell'elettorato democratico. Dall'altro stemperava sempre gli appelli alla comunità con dichiarazioni riconducibili all'individualismo assertivo più prossimo al partito repubblicano. A voler leggere il discorso in chiave tattica, si potrebbe concludere che i secondi appelli si rivolgevano agli 'indecisi' ed agli 'swing voters'. Un colpo al centro ed uno alla botte, si potrebbe dire. Ma a voler rimanere sul piano delle idee, si potrebbe anche concludere con eguale facilità che in effetti quello che Obama prospetta è davvero un approccio misto ai problemi, un approccio in cui l'individualismo assertivo si stempera nella comunità senza però giungere ad una totale quanto improbabile fusione. Molti hanno già notato come Obama non abbia disdegnato frequentare i circoli economici dell'università di Chicago dove insegnava, pur non condividendone l'orientamento mercatista. E come molti suoi studenti hanno rimarcato, il professor Obama era anzitutto un pragmatico, un giurista mosso dall'esigenza di risolvere casi concreti e non ipotesi di scuola. Se ciò fosse vero, se Obama fosse davvero interessato a mischiare e ricombinare il comunitarismo con l'individualismo assertivo, e se fosse davvero più interessato alle soluzioni che ai problemi, forse davvero Obama potrebbe essere il candidato giusto al momento giusto. Comunque lo sapremo solo se vincerà. Al momento, da bravo pragmatico, non dà alcuna indicazione astratta di ciò che farebbe in caso di vittoria. Se lo facesse rischierebbe di suonare dogmatico ad una parte dei suoi elettori potenziali. |
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