Un manifesto liberale per il 2011 - il 150° anno dall'Unità d'Italia - rappresenta una data che non possiamo lasciar passare invano, dobbiamo tenere vivo all'interno del panorama politico italiano il pensiero laico liberale fondato su di una visione di società e politica economica aperta; non timoroso della ineluttabile globalizzazione di alcuni mercati, ma non arrendevole a qualunque prodotto di questi ultimi; fondato sul principio che il libero mercato sia uno strumento e non un fine all'interno di ben precise cornici giuridiche e regolamentari; pronto a combattere i privilegi e le rendite di posizione; sensibile alle esigenze di modernizzazione del Paese, attento agli effetti compressivi delle libertà individuali che alcuni nuovi mezzi tecnologici permettono.
Il pensiero che vorrei definire neo-liberale ovviamente non ha solo confini nazionali, ma nel nostro Paese più che altrove è necessario riscoprirlo e riproporlo. Ridefinire il ruolo del nostro Paese come compagine nazionale è fondamentale per partecipare in modo costruttivo al dibattito per ripensare al ruolo dell'Europa nel mondo, alle relazioni transatlantiche, a quelle con l'Estremo Oriente, a quelle tra il Nord e il Sud del mondo e a quella sua costola che sono le relazioni Occidente-Islam.
Tutto questo lo si deve fare senza dimenticare le radici e gli aspetti fondativi e simbolici che le istituzioni nazionali, europee e atlantiche hanno avuto, hanno tuttora e ci auguriamo ancora avranno.
L'obiettivo che Agenda Liberale si propone è quello di cogliere l'occasione del 150° anno di Unità nazionale per organizzare nelle maggiori città italiane - magari individuando luoghi evocativi di momenti importanti del percorso che portò all'unità nazionale - una serie di incontri, molto informali, ma accuratamente preparati con il lavoro di esperti e studiosi grazie ai quali ripensare alla nostra storia e proporre delle linee di sviluppo per il futuro del Paese rimettendo al centro dell'agenda politica le istanze dei liberali: lo stato di diritto, l'indifferenza dello Stato verso le religioni, l'importanza dell'istruzione quale fondamentale volano di mobilità sociale, l'esigenza di una «buona» amministrazione della cosa pubblica, dal sistema fiscale ai servizi ai cittadini, dall'esercito al funzionamento della giustizia nella reductio ad unum dello Stato, ma anche l'offerta di pari opportunità ai meritevoli, il contrasto dei familismi, dei campanilismi e dei fazionismi - siano essi nelle istituzioni, nelle imprese o nella vita politica -, il contrasto del sindacalismo quale difesa di natura sempre più conservatrice dello status quo - sia esso quello dei lavoratori, dei datori di lavoro o delle associazioni di categoria, dai piloti ai magistrati, dai medici agli avvocati.
Un modello di riflessione che parta dal basso, che però abbia dalla sua la competenza degli organizzatori e dei relatori e che punti a diventare un fenomeno interessante per i vecchi e nuovi media.
Agenda Liberale sarà la piattaforma di comunicazione grazie alla quale coordinare le attività e contenere le relazioni, le domande, i commenti e le proposte che le singole iniziative saranno capaci di generare.
Difficilmente un progetto - per quanto squisitamente intellettuale - ha successo se non trova spazio all'interno di qualcosa di già esistente e operante. Se poi questo progetto intende coinvolgere e formare i giovani, le nuove leve della cultura, delle professioni e dell'imprenditorialità per dare continuità e prospettiva alla cultura laica, riformista e liberale del nostro Paese, dobbiamo partire da un centro di cultura già affermato e ridargli linfa.
La proposta concreta che facciamo è quella di partire dal Centro Einaudi per far rinascere in quella sede un luogo di dibattito e di irradiazione di cultura liberale, non limitato alla nostra regione ma che - simbolicamente - parta dal Piemonte, culla di quel filone di pragmatismo metodologico, minoritario nel nostro Paese, che collega Cavour a Giolitti e quest'ultimo a Einaudi.
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