Il nuovo governo ha subito aggredito i "temi caldi" sollevati in campagna elettorale, dedicando a pubblica amministrazione, tassazione, mercato del lavoro e sicurezza, i primi provvedimenti. Finora l'effetto, soprattutto mediatico, sembra avere colto nel segno, e la cosiddetta "luna di miele" con gli elettori sembra procedere senza intoppi. I primi provvedimenti del governo, però, pur affrontando questioni chiave, non sempre tengono correttamente conto del sistema di incentivi che guida l'economia, che può trasformare anche leggi pensate con le migliori intenzioni in provvedimenti inutili o controproducenti. Cerchiamo di fare il punto sui principali provvedimenti del governo (alcuni ancora in fase di discussione) per capirne i punti di forza e le debolezze intrinseche.
Riforma della pubblica amministrazione
Tralasciando l'enfasi mediatica, che premia il "problema sicurezza", il tema della riforma della pubblica amministrazione è il tema chiave tra quelli affrontati in questi primi giorni di governo. Dall'esito di questo sforzo riformatore dipenderanno gran parte delle chance di rilancio dell'economia (e di successo del governo). Un'amministrazione più efficiente, oltre a fornire servizi migliori, permette una riduzione della spesa pubblica e l'allocazione dei fondi pubblici verso investimenti necessari per il paese, quali le infrastrutture. Sicuramente vanno visti in un'ottica positiva i primi provvedimenti del ministro Brunetta, volti ad ottenere maggiore trasparenza ed efficienza negli apparati dello Stato.
Sembra sensato puntare su una sorta di "piano industriale" della P.A., che punti alla gestione dell'apparato pubblico con criteri più simili alle "best practice" del settore privato. Ben vengano inoltre le annunciate misure volte alla riduzione degli sprechi, come la chiusura delle sedi di piccole dimensioni e la razionalizzazione degli enti.
Se parliamo di trasparenza, però, non basta la pubblicazione dei salari dei dirigenti pubblici, misura che sembra più volta ad accattivarsi l'opinione pubblica che all'ottenimento di risultati concreti sotto il profilo dell'incentivazione. Molte aziende private mantengono riservati i livelli salariali dei propri dipendenti (dirigenti in primis) e decidono di perseguire così politiche di incentivazione e gestione delle carriere. È vero che, nel caso del pubblico impiego, i "proprietari" sono i cittadini stessi, e quindi la trasparenza e la possibilità di controllo da parte degli elettori diventano più rilevanti. Sarebbe, però, più utile la pubblicazione dell'ammontare delle diverse categorie di spesa degli Enti e delle aziende pubbliche (ministeri, enti locali, ma anche RAI e altre aziende statali), insieme all'indicazione circa il raggiungimento di alcuni "key performance indicator", che incentiverebbero di più le strutture al raggiungimento degli obiettivi prefissati. In fondo, sapere quanto guadagna un Direttore Generale di un Ministero serve relativamente poco se non sappiamo quanti sono, di cosa si occupano e con che risultati, le persone che ricoprono tale ruolo. Per inciso, ad una prima approssimazione, i salari degli alti dirigenti, che dovrebbero essere strettamente correlati agli obiettivi raggiunti, appaiono tutti estremamente livellati. È auspicabile l'introduzione di una più marcata differenziazione basata sul livello di produttività.
Riduzione della tassazione
La riduzione della tassazione è sicuramente una priorità per il nuovo governo: con entrate comprensive di tasse e contributi pari al 42% del PIL l'Italia si trova sopra la media europea.
Tuttavia, sorgono alcuni dubbi sull'efficacia dei primi provvedimenti prospettati:
- L'annunciata tassazione sui "super-profitti" delle compagnie petrolifere appare distorsiva qualunque sia la procedura di implementazione. Se venisse applicata alla produzione provocherebbe distorsioni tra le imprese che estraggono e quelle che si limitano alla distribuzione. E qualsiasi tassazione in carico alle imprese (produttrici o distributrici) verrebbe presumibilmente scaricata sui consumatori, data la bassa elasticità della domanda dei carburanti;
- L'intenzione di "colpire" le banche con simili misure sarebbe, probabilmente, altrettanto velleitaria: meglio interventi che favoriscano un maggior grado di concorrenza, che porterebbero un maggior valore aggiunto ai consumatori;
- L'abolizione dell'ICI rischia di provocare altrettante problematiche. L'ICI è una tassa la cui base (gli immobili) è locale per definizione e il cui gettito è destinato ad Enti Locali (i Comuni). L'abolizione, e la sostituzione con un trasferimento dal centro, rischia di riportare alla luce i problemi di rispetto dei vincoli di bilancio e di mancanza di incentivi all'efficienza tipici del sistema di finanza derivata che prevaleva negli scorsi decenni nel sistema fiscale italiano.
La provvisoria esenzione dall'aumento delle aliquote fiscali per le Regioni con sistemi sanitari non rispettosi dei vincoli di bilancio concordati non sembra, infine, un segnale positivo per rinforzare la credibilità dell'intenzione del governo centrale a non intervenire sempre e comunque a ripianare i debiti e rischia di ridurre gli incentivi per le Regioni ad agire in modo virtuoso nel prossimo futuro.
Interventi sul mercato del lavoro
Anche le imposte sul reddito da lavoro vanno, giustamente, ridotte: viceversa il mix di alte imposte/bassa produttività rischia di diventare letale per il mercato del lavoro italiano.
La tassazione implicita sul lavoro dipendente è tra le più elevate d'Europa mentre la produttività, come possiamo vedere dal grafico sotto riportato, non è sicuramente tra le più elevate (praticamente tutti i paesi dell'Euro hanno una produttività maggiore rispetto a quella italiana).
Detassare solo gli straordinari, però, implicherebbe una buone dose di distorsioni, su diversi livelli:
- Diminuire il costo relativo del lavoro straordinario incentiverà la stipulazione di contratti con orari più ridotti e con una maggior remunerazione del lavoro straordinario (soggetto a minore tassazione);
- L'introduzione del cut-off di 30.000 € oltre il quale non si dovrebbe (a quanto pare) avere accesso alla possibilità di detassazione porterà a discriminazioni tra chi si trova sotto e chi si trova sopra tale limite.
Il tema della sicurezza
Non approfondiremo in questa sede il tema della sicurezza, limitandoci a segnalare i possibili effetti collaterali di una legge che rischia di ingolfare il sistema giudiziario e che rischia di penalizzare relativamente poco chi già delinque (che, di fatto, vedrebbe solamente aggravata la propria posizione in caso di fermo) e molto chi invece, pur non avendo una posizione regolare, svolge un lavoro e non commette reati.
Questo, come altri provvedimenti, sarà soggetto a discussione del Parlamento. È auspicabile che il governo continui nell'affrontare con decisione i temi più rilevanti dell'attuale situazione italiana. È altrettanto auspicabile che vengano considerati, oltre agli obiettivi dei provvedimenti, i possibili effetti collaterali e gli incentivi/disincentivi che questi possono provocare, in modo da renderli funzionali ed efficaci.
© Riproduzione riservata