Luca Marchio, un 33enne di Como è stato il primo "turista" occidentale entrato a Falluja. A rivelare la storia, che ha creato qualche imbarazzo anche all'ambasciata d'Italia a Baghdad, e' stato il New York Times. Entrato dalla Turchia in Kurdistan con un visto turistico di 10 giorni Marchio e' arrivato nella capitale irachena martedi' in taxi' dopo un viaggio di 320 chilometri da Erbil. A Baghdad e' sceso all'hotel Coral Palace dove il direttore ha raccontato di essere rimasto a bocca aperta: in citta' non si vedeva un visitatore da prima dell'invasione Usa del marzo 2003. Il viaggio di Marchio si e' concluso due giorni a Falluja dove i poliziotti locali che credevano di trovarsi di fronte uno jihadista occidentale lo hanno fermato.
A quel punto gli iracheni hanno chiamato gli americani che a loro volta hanno contattato i diplomatici italiani che ignoravano la presenza in Iraq di un "turista" italiano.
La vicenda che ha guadagnato la prima pagina di The New York Times di questa mattina è emblematica dello stato di "ingenuità" in cui vive il nostro paese. Al di là della storia in sè che sta a metà tra il ridicolo ed il patetico, trovo che sia una cartina al tornasole utile per guardare all'Italia dagli Stati Uniti.
Mentre le pagine dei giornali americani sono dedicate da un lato all'economia: dallo Stimulus Bill al ripensamento delle regole della governance delle società e dei mercati finanziari, mentre dal lato geo-politico si concentrano su quali basi gli Stati Uniti continueranno le loro relazioni internazionali con il resto del mondo; quelle dei giornali italiani concedono spazio alla parte assistenziale dell'economia, non mettendo in alcun modo in discussione le regole, mentre danno un grande spazio al tema etico della assistenza alla morte di Eluana Englaro.
In fondo la differenza tra i due paesi è la differenza tra un uomo maturo di fronte alla responsabilità della vita, mantenere la famiglia, pagare i conti, costruire un futuro per sè e per i suoi figli, facendosi strada nella società dei suoi simili ed un adolescente, pronto a tuffarsi nei sogni della filosofia, a declamare in un bel tema i misteri dell'escatologia, a lasciar correre il proprio pensiero verso i massimi sistemi, ma drammaticamente incapace di attendere ai propri bisogni primari se non ricorrendo a qualche uomo o donna che gli garantisca vitto, alloggio e paghetta.
Da un paese irrisolto, da un paese eterno bambino, non ci si può aspettare di più, non stupisce quindi che un italiano vaghi per l'Iraq ignaro di cosa gli sta succedendo intorno, di dove sia.
Pensare alle cose concrete, lavorare su temi pratici è la medicina liberale per far diventare il nostro paese, la nostra società civile migliori; la crisi aiuterà!
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