Pietro Ignazi  afferma che ultimamente abbiamo assistito a un salto di paradigma: i partiti sono diventati “Stato-centrici”.

Ecco gli aspetti della trasformazione, che si manifesta in tutti i partiti europei: 1) La presenza sul territorio ormai poco significativa. 2) La struttura centrale, che aumenta fino a tre volte i funzionari di partito nelle Capitali, e questo a discapito del personale delle sedi locali, che diminuisce ovunque. 3) Il ruolo preponderante degli eletti e del loro staff. 4) Su tutto domina poi la questione dei contributi di Stato. Ovunque i partiti gestiscono un giro d’affari superiore di varie volte a quello a loro disposizione negli anni Sessanta. Abbiamo così dei partiti più forti al centro e nelle istituzioni e sempre più dipendenti dalle risorse pubbliche, ma più debole sul territorio e nella società.

Provo a commentare, non le affermazioni, perché sono evidenze, ma quel che credo sia il retroterra. Abbiamo avuto – almeno in Italia – tre momenti di cambiamento che hanno portato al salto di paradigma: a) Il messaggio salvifico distribuito dalla manodopera non pagata. b) Il messaggio “individualistico” distribuito dalle televisioni commerciali. c) La partecipazione alla discussione politica attraverso la rete che non richiede dei militanti che si riuniscono in sezione e neppure del capitale per avviare le televisioni. Partiamo dal Dopoguerra (§1), arriviamo alle televisioni commerciali (§2), e, infine, approdiamo alla Rete (§3).

1. Quale era il vantaggio di costo (inteso in senso economico) della Sinistra di una volta? Era duplice: non pagava i diritti d'autore (a) e usava il lavoro dei militanti non pagandolo (b). Così facendo risparmiava le spese di Ricerca di una narrazione, di Marketing della stessa, e, infine, della sua Distribuzione capillare.

(a) Lo schema era che il popolo eletto (il proletariato), guidato dai suoi rabbini (il partito) costruiva la Gerusalemme in terra (il socialismo). L'idea salvifica della storia arriva dagli Ebrei attraverso il Cristianesimo, ed è stata rielaborata da Hegel. Dio si manifesta nella storia: la teodicea come ateismo assoluto. Bene, la Sinistra ha conquistato i cuori e le menti di molti usando la su-esposta narrazione senza pagare i diritti d'autore. I dirigenti erano naturalmente delle figure religiose: l'intellettuale organico era il Sacerdote che spiegava l'applicazione delle Scritture ai Credenti. (b) Gli altri partiti invece, per distribuire il proprio messaggio, non avevano a disposizione il lavoro non pagato dei militanti, con la parziale eccezione della Democrazia Cristiana, che aveva l'appoggio delle molte organizzazioni della Chiesa. Alle forze liberali restavano (in parte) i grandi giornali, ma non le televisioni.

2. La televisione commerciale ha eliminato il vantaggio di costo della Sinistra nel campo del proselitismo. Quello della televisione è un vantaggio legato al capitale di rischio versato e non alla forza lavoro non pagata e organizzata dei militanti. Il che spiega l'”odio” per le televisioni di Berlusconi. Attenzione però. Se pure la televisione fosse ancora solo quella di stato, e non anche quella commerciale, lo schema salvifico non avrebbe comunque potuto essere diffuso dalla manodopera non pagata dei militanti. Lo schema salvifico è, infatti, caduto. Meglio, il Socialismo (detto “reale”), che racchiudeva concretamente lo schema salvifico, è fallito una ventina di anni fa.

3. I messaggi politici hanno trovato ultimamente un nuovo canale di distribuzione, il cui costo marginale è zero (Facebook, Twitter, siti, blog, ecc.). Non si ha bisogno di organizzare il lavoro dei militanti – schema del dopoguerra. Non si ha bisogno di capitale di rischio per fondare televisioni – schema degli anni Ottanta e Novanta. La rete telefonica e informatica c'è già, e il costo marginale di diffusione del messaggio è pari a zero. La rete telefonica e informatica può essere usata da tutti gli outsider.

In Italia abbiamo al Centro (a Roma) i partiti che vengono dal messaggio salvifico distribuito dai militanti (il Pd, Sel), e quelli che vengono dal messaggio individualistico (il PdL) distribuito dalle televisioni commerciali. Il che spiega – almeno in parte – perché si abbia tanta contrapposizione: per Berlusconi ci sono ancora i “comunisti”, mentre i suoi oppositori denunciano “il Grande Corruttore”. In Periferia abbiamo, come afferma Ignazi, delle strutture partitiche molto esili. Al Centro abbiamo anche dei raggruppamenti politici tradizionali (Scelta Civica, Fratelli d'Italia, ecc.) e uno completamente nuovo (il Movimento 5 Stelle).

Il messaggio politico che oggi si percepisce è da molti giudicato quantomeno “modesto” e la politica è da molti ritenuta “inutile” e “corrotta”. Ma è davvero così?

Una volta – ai tempi della Guerra Fredda – si aveva una contrapposizione “esistenziale” (Libertà contro Eguaglianza). Chi avesse vinto le elezioni (oppure, come in Cecoslovacchia, fosse andato al governo attraverso un colpo di Stato) avrebbe imposto all'avversario il proprio punto di vista. Oggi non esistono contrapposizioni “esistenziali”, perché si è trovato il compromesso nel modello di una società di libera iniziativa individuale entro uno stato sociale diffuso – il lascito “buono” del Novecento. La discussione è, alla fine, intorno alla combinazione (ai pesi relativi) di libertà individuale e protezione sociale. La “modestia” del messaggio politico odierno è nella sua “prosaicità”, da contrapporre alla “tragicità” di una volta. In un mondo tragico uno può ben spendere il proprio tempo partecipando alla vita di partito, in un mondo prosaico uno pensa all'utilità marginale del proprio tempo, che, se non dedicato alla politica, potrebbe portare dei benefici maggiori.

4. Ritorniamo a Ignazi, che sostiene che la crisi dei partiti è grave, ma essi sono pur sempre “l’unico mezzo attraverso il quale i rappresentanti vengono legittimati ad agire”. Senza questa legittimazione, la delega rischia di venire affidata a un capo, un leader, un duce. Questa tentazione, nonostante gli esisti disastrosi del Novecento, continua a esercitare un certo fascino. “La versione attuale del bonapartismo si presenta oggi nelle vesti del populismo”.

Non tutti i modelli detti del bonapartismo sono però truci. Certo, se si ha in mente Hitler, Stalin e, in minor misura, Mussolini lo sono – il bonapartismo hard -, ma abbiamo anche il bonapartismo del Presidente degli Stati Uniti, che accentra un potere immenso nell'esecutivo da lui guidato – il bonapartismo soft. Sarà una coincidenza, ma i partiti “pesanti” – il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica, il Partito Nazionale Fascista – hanno sempre accompagnato il bonapartismo hard, mentre in quello soft prevalgono i partiti “leggeri”.

Oggigiorno in Italia abbiamo un suo malgrado facente funzione di un Bonaparte non eletto dal popolo – Giorgio Napolitano – e due partiti maggiori – uno ancora abbastanza “pesante” (il PD) e l'altro “leggero”, ma troppo legato al leader (il PdL). Vedremo come si evolveranno le cose.

5. Post scriptum: non si parla mai della Svizzera, laddove la politica estera è stata da molto tempo volutamente eliminata, e la politica è essenzialmente amministrazione a livello locale. Da secoli non si ha il tragico, ma solo il prosaico. Non si hanno leader o duci. Come mai? Forse essi non possono nascere in un mondo disperatamente “piccolo-borghese” che non produce maschi alfa, oppure è l'eliminazione della politica estera che inibisce l'emergere di leader o duci?