Silvio Berlusconi è invecchiato, e noi con lui. Ma il vero problema è: come sta (stiamo) invecchiando?

Secondo un autorevole psicoanalista, James Hillman, l'invecchiamento rende evidente «chi» siamo davvero. È come se l'emergere delle rughe, l'afflosciarsi dei muscoli, il diradare dei capelli ci mettessero di fronte al nostro vero carattere. Berlusconi, e noi con lui, in questo periodo sembra diventato più impaziente e capriccioso, vuole tutto e subito e sputa quello che non gli piace. In questi ultimi mesi è emerso il vero «carattere» del suo modo di governare: divide l'Italia tra angeli e demoni, tra buoni e cattivi, amici e nemici. Così si è contrapposto e ha bisticciato (a torto o a ragione) con i magistrati, con i giornalisti italiani e stranieri, con l'Europa, con la diplomazia internazionale, con l'opposizione (sempre e comunque «comunista») e adesso addirittura con una parte del mondo cattolico e della gerarchia ecclesiastica (che in passato lo ha sempre guardato con benevolenza). 

Berlusconi ha perso la pazienza, forse si sta rendendo conto che non ha più tanto tempo a disposizione (la vecchiaia è anche questo), è diventato più sbrigativo, a tratti brutale. Prima «assumeva» gli oppositori, adesso licenzia chi non si adegua immediatamente al suo volere e dice senza tanti giri di parole quello che pensa. E a molti piace proprio per questo. In fondo, una parte del suo successo è dovuta al cambio di linguaggio rispetto a quello curiale e criptico della vecchia politica. Certo, fa qualche impressione sentir dire al principale imprenditore dell'informazione in Italia (proprietario di televisioni, case editrici, giornali e settimanali) che i media raccontano «tutto il contrario della realtà».

Naturalmente ha ragione, come sempre, o almeno ha una parte di ragione. Il nostro sistema informativo non è granché. I giornalisti, specie quelli televisivi, si sono ridotti al «paradigma Marzullo» («si faccia una domanda e si dia una risposta», o, meglio ancora, «si dia una risposta» senza perder tempo a farsi la domanda); la nostra magistratura è lenta e pigra; i burocrati europei sono lontani e superbi.

Ma, forse, la soluzione non sta nel far guerra all'Europa, nel delegittimare la magistratura, nel licenziare in blocco i giornalisti italiani e stranieri. Silvio Berlusconi ha governato l'Italia per gran parte del nuovo millennio concentrando nelle sue mani un potere straordinario, a livello economico, mediatico e politico. A tanto potere dovrebbe corrispondere altrettanta responsabilità, anche se i teorici liberali - da Montesquieu a Tocqueville - diffidano di ogni eccesso di potere. Proviamo anche noi, allora, ad applicare il «paradigma Marzullo» e facciamoci qualche domanda per darci qualche risposta.

In questi anni in cui il potere nelle mani di Berlusconi non è certo mancato, il sistema della giustizia, delle carceri, il debito pubblico sono migliorati, peggiorati o rimasti uguali? I nostri «cervelli» in fuga stanno tornando in Italia? La televisione è migliorata, peggiorata o rimasta quello che è? Il paese è più coeso, più diviso o confuso come al solito? All'estero siamo più rispettati, più derisi o siamo la solita «italietta»? La burocrazia è diventata più efficiente, è peggiorata o è la solita palude? Si viene assunti o promossi (anche in politica) per merito o raccomandazione? La famiglia, vero nerbo della società italiana, sempre esaltata a parole, è stata aiutata, penalizzata o lasciata a se stessa? 

Se per caso fate parte della sparuta minoranza degli scettici moderati e avete risposto che più o meno viviamo nella «solita Italia» senza meritocrazia, che fa scappare i propri cervelli migliori, che non risolve i problemi della magistratura, delle carceri, della famiglia, che guarda la tv sul satellite (a pagamento), allora sarete d'accordo che Berlusconi (e la «sua» opposizione) ha fatto tanto rumore per nulla, ha lasciato l'Italia come l'ha trovata, non ne ha risolto i problemi strutturali, non l'ha resa più moderna ed efficiente. Se questo è vero, abbiamo sprecato anni decisivi - le crisi lo sono sempre - e adesso siamo tutti un po' più poveri, impauriti e diffidenti. Questa è la vera responsabilità di Silvio Berlusconi, un superman che sta invecchiando rapidamente, e noi con lui.