L’offensiva del Labour inglese sul piano economico non è iniziata benissimo. Prima Ed Balls, cancelliere dello Scacchiere ombra, ha detto che bisogna chiedere la ricevuta per tutto (1), dal giardiniere all’idraulico, e che lui lo fa sempre: un commento giusto, contro l’evasione, che però ha fatto esplodere una polemica da parte dei Tory, che hanno subito sottolineato quanto Balls sia lontano dal mondo, e dal business.
Il business, appunto, grande incognita per i laburisti, che da settimane si dimenano per accreditarsi presso la City e gli imprenditori che fanno invece circolare l’idea che Ed Miliband porterà il Regno Unito alla catastrofe (2). Miliband ha cercato di recuperare quel mondo con il programma di stimolo per la media impresa e per la classe media, il target più elettoralmente rilevante in qualsivoglia paese, e alcune proposte le ha fatte: meno tasse per le piccole aziende, un focus sulla produttività e la crescita, facilitazioni per i diciottenni che vogliono entrare, dopo il diploma, nel mondo del lavoro (3). Non è stato uno dei discorsi più entusiasmanti del leader laburista, pareva un po’ sottotono, e sì che nelle ultime settimane il suo profilo si è molto valorizzato, il Labour era saldamente avanti nei sondaggi, e Miliband pareva aver preso le misure del suo ruolo. Ma forse lui già sapeva: a poche ore dal discorso, sono uscite altre rilevazioni, invero brutte per il Labour: secondo Icm/Guardian (4), i Tory risultano quattro punti percentuali avanti.
Il problema di Miliband ha a che fare con la sua leadership – sempre contesa: come ci si fa a fidare di un capo politico se nemmeno il suo partito lo fa? – e con il collocamento del Labour nel dibattito economico. Una volta perso il prefisso “New”, il partito di Miliband ha fatto della solidarietà e dell’uguaglianza il suo motto: è una politica adottata anche dai democratici americani (certi democratici, a dire il vero) e di fronte a una leadership conservatrice accusata di essere troppo elitaria può funzionare. Solo che il messaggio non sembra
arrivare, anche perché è sempre modellato come reazione a qualcosa che è stato fatto dal governo. Basta vedere il titolo del paper che fa da manifesto economico: un piano migliore per l’economia a lungo termine, suona più o meno così (“A Better Plan for Britain’s Prosperity”).
Che è come quello dei Tory, senza il “migliore”. Cioè una reazione e non una proposta. Ed è proprio di questa mancanza che si alimenta sia l’Ukip di Farage, pronto a ritrarre i laburisti e i conservatori come gli autori dello stesso fallimento di sistema, sia la retorica conservatrice, che continua a dettare l’agenda. La proposta di Miliband, se dal punto di vista ideologico è molto diversa da quella del premier David Cameron – a cominciare dalle basi: per Miliband il passaggio di ricchezza tra ricchi e poveri non è un’assurdità –, dal punto di vista pratico si sostanzia in una “mini austerità”. Che dal punto di vista della tenuta del progetto economico di rilancio del paese ha un gran senso, ma per il Labour vincere così è ancora più difficile.
(1) http://www.bbc.com/news/uk-31480231
(3) http://www.itv.com/news/story/2015-02-16/miliband-unveils-apprenticeships-pledge-ahead-of-election/
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