Il contesto dei mercati è oggigiorno quello di una “sospensione”. Le cose possono riprendere ad andare bene se: 1) in Europa si procede nel salvataggio dei paesi “messi peggio”, come la Spagna e la Grecia; 2) negli Stati Uniti si trova il modo di fermare l'aggiustamento automatico del bilancio pubblico, in modo che non si abbia una caduta indesiderata della domanda. Intanto che si attende che queste due importanti manovre siano varate, l'economia rallenta e gli utili delle imprese sono mosci.
I mercati (azionari e obbligazionari) oggigiorno non hanno ragione per cadere con forza, così come non hanno ragione per salire con forza. Nel giro di poco tempo si capirà – in Europa e negli Stati Uniti - quale sarà la direzione maggiore, che dipende due succitate decisioni. La sospensione di norma si accompagna con la volatilità. Più precisamente, i mercati oscillano, ma non hanno una tendenza.
Non si ha valore (ossia, un valore intrinseco maggiore di quello che i prezzi incorporano) nel debito dei paesi “messi meglio”, come nel caso delle obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti e della Germania. Si ha un valore “condizionato” (ossia legato alla soluzione dei problemi) nel debito e nelle azioni dei paesi “messi peggio”.
In particolare, il debito italiano è messo meglio di quanto sembri. Per queste tre ragioni. Il debito pubblico italiano – a differenza di quello di molti altri paesi - non corre il rischio di dover assorbire le “passività temporanee” delle banche divenute “crediti inesigibili” – ossia, esso non dovrebbe crescere oltre il (modesto) deficit caratteristico. Una volta che viene meno il sospetto del ritorno della Lira, cade il “premio di conversione”, che alza il rendimento del BTP di circa cento punti base. Si sta esaurendo la corsa ai titoli obbligazionari che offrono dei “rendimenti negativi”, un segno della stabilizzazione dei mercati nell'area dell'euro. La conclusione è che il BTP dovrebbe registrare – salvo eventi straordinari - un “premio per il rischio” inferiore, ossia dovrebbe offrire un rendimento minore – ciò che si traduce - per i titoli emessi - in un prezzo maggiore.
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