Che cosa succede quando l’Amministrazione del paese leader dell’occidente inizia a negare l’evidenza, come un fidanzato qualsiasi di cui s’è letto Whatsapp? Si ride? Ci si dispera? Dopo il guaio delle intercettazioni globali della Nsa americana – la Casa Bianca ha prima negato di essere a conoscenza del programma di spionaggio di tutti i leader del mondo, poi forse lo sapeva, poi lo sapeva ma soltanto da un certo punto, poi era tutto organizzato all’interno della Nato, e allora non si sa perché ci si è agitati tanto – ora tocca al famigerato sito dell’Obamacare: www.Healthcare.gov.
Il ministro della Sanità, Kathleen Sebelius, s’è assunta le responsabilità dei guai accaduti dal primo ottobre, da quando cioè il sito avrebbe dovuto iniziare a funzionare, s’è scusata e si è detta responsabile, ma anche negato che lo stesso fosse “crashed” (1). Va precisato che non si tratta di un semplice sito, ma dell’interfaccia (2) che avrebbe dovuto rendere concreta la più grande riforma della sanità americana, che è anche l’unica cosa portata a termine dall’Amministrazione Obama.
Non è esattamente una questione tecnica il fatto che il sito non funzioni, o non funzioni a dovere. E’ una semi catastrofe politica e di credibilità: il Washington Post ha messo in fila tutte le dichiarazioni di Obama sulla riforma, dal 2009 a oggi, soprattutto la grande promessa del fatto che finalmente ci sarebbe stata un’assicurazione per tutti, e ha scoperto che buona parte di quelle dichiarazioni s’è rivelata infondata. Il risultato del fact-checking (bellissimo, seppure spesso tecnico, ma da leggere qui (3)) è che il presidente s’è preso 4 “Pinocchi”, in sostanza dice una bugia via l’altra.
L’esordio dell’Obamacare è arrivato in concomitanza con lo shutdown e quindi c’è stata una grande difficoltà a gestire l’emergenza, non foss’altro perché buona parte dei dipendenti pubblici non poteva lavorare. Appena possibile Obama ha annunciato un “surge tecnologico” (4), ed è stato tutto un affrettarsi per mettere a posto l’interfaccia e poter quindi dire che le cose avevano ripreso a funzionare. Ma non è mai andata così, ancora oggi ci sono gravi problemi da risolvere.
Quel che più conta però è stata la faccia di Nancy Pelosi, ex speaker della Camera nonché prima testimonial della riforma sanitaria, alla domanda di un giornalista sui guai tecnici: era sbalordita. Stiamo parlando della riforma più storica della storia e voi mi chiedete se funziona il sito? E’ che buona parte di quella riforma storica non c’è più, è stata dilatata, ridimensionata, calata nella realtà e quindi è un po’ meno storica di come appariva – pure se è comunque abbastanza odiosa da compattare il fronte repubblicano che è disposto al martirio pur di ribaltarla. Nancy Pelosi non ci vuole stare, anche perché, come disse lo storico Niall Ferguson, l’Obamacare dovrebbe chiamarsi Pelosicare, tanto la signora s’è spesa per arrivare a un accordo, tanto ci tiene che sia salvaguardata nella sua legacy.
Ma per non sbagliare, la Pelosi, che ora è leader della minoranza democratica alla Camera, ha detto ai suoi che è necessario comprare l’assicurazione secondo i nuovi standard imposti dall’Obamacare: si salva soltanto chi ha l’assicurazione del marito o della moglie, per tutti gli altri lo schema deve essere applicato. Si fa la storia con un po’ di disciplina di partito, insomma.
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