Da tempo dibattiamo del “capitalismo dei compari” (crony capitalism), ossia di quel sistema dove la regolazione pubblica altera i risultati che si avrebbero se i mercati (dei beni, del lavoro, della finanza) agissero in maniera concorrenziale.
Nella classifica dei Paesi dove prevale questa forma economica troviamo nelle prime posizioni solo quelli in via di sviluppo (1). Dalla caduta dell'Unione Sovietica il capitalismo prevalso al di fuori dell'universo dei Paesi già ricchi è, infatti, quello ”dei compari, o colluso” (2). Si hanno tre casi emblematici: la Russia (3), la Cina (4), e l'Arabia Saudita (5). In questa nota affrontiamo, invece, il tema per come si presenta negli Stati Uniti, le cui conclusioni sono generalizzabili per i Paesi già ricchi (6). Nella nota ci concentriamo solo sul settore immobiliare, e non anche sugli altri che mostrano segni di collusione.
Premessa: tipi di rendite
Si ha una rendita “naturale” ed una “sana”. La prima è quello delle terre agricole (in origine pensata da Ricardo). Man mano che cresce la domanda si coltivano delle terre meno produttive, ciò che avviene con dei prezzi che giustificano la loro messa a coltura. Ergo, le terre più produttive hanno dei ricavi (hanno gli stessi prezzi di quelle meno produttive) maggiori dei loro costi (hanno dei costi inferiori a quelli delle terre meno produttive), ossia hanno (un reddito come differenza fra ricavi e costi) una rendita. La seconda (in origine pensata da Schumpeter) è legata all'innovazione: chi innova per primo ha un sovra profitto che poi scompare perché il nuovo prodotto, il nuovo metodo di distribuzione, la nuova struttura produttiva, eccetera, sono imitati dalle imprese che innovano per seconde. I prezzi scendono per effetto della concorrenza, e così il sovra profitto (la rendita dell'imprenditore) scompare, mentre i frutti dell'innovazione si distribuiscono ai consumatori.
La rendita di cui si parla quando si discute di “crony capitalism” non è né quella “naturale” né quella “sana”, perché ha origine dalla protezione legale di cui usufruisce un comparto produttivo che diventa monopolista - come avveniva con i servizi telefoni e il trasporto ferroviario, oppure dalla protezione legale di cui usufruisce un comparto professionale - come possono essere i farmacisti, i tassisti, eccetera.
Più in generale possiamo definire rendita quel reddito che si forma a seguito di una scarsità, “naturale” come la terra, oppure “sana” come l'innovazione, oppure “artificiale” se si ha una protezione legale che da luogo a posizioni di monopolio.
Attenzione, la rendita non è un reddito di cui usufruiscono solo i proprietari di terre o di imprese, e, a cascata, i massimi dirigenti. La rendita si distribuisce anche in campo salariale. I dipendenti sindacalizzati dei monopoli sono protetti molto più dei dipendenti dei settori in libera concorrenza. Non solo i dipendenti sindacalizzati dei monopoli protetti hanno un reddito che in parte è una rendita, ma anche altri, dal momento che la rendita artificiale è diffusa. Grazie alla diffusione della rendita immobiliare abbiamo una buona spiegazione del perché i piccoli proprietari di immobili siano contrari alle imposte di successione (7).
Nel merito delle rendite: quella immobiliare
Delle varie rendite “artificiali” (8) di seguito dibattiamo di quella immobiliare – il ragionamento è centrato sugli Stati Uniti, ma molte delle considerazioni hanno un valore generale.
Una volta, man mano che la popolazione di spostava verso le città, aumentava l'offerta di abitazioni. Alla maggior domanda corrispondeva una maggior offerta e dunque i prezzi degli immobili non esplodevano. Fra il 1950 e il 1970, i prezzi delle case - al netto dell'inflazione – erano cresciuti del 35 percento, mentre i costi di costruzione erano cresciuti del 28 percento. Dal 1970 al 2000, al contrario, i prezzi delle case sono cresciuti del 72 percento, mentre i costi di costruzione sono flessi del 3 per cento (9). Che cosa spiega degli andamenti così diversi?
Il prezzo del terreno si può ricavare sottraendo al prezzo di vendita il costo di costruzione, oppure confrontando case simili che hanno lotti diversi, ossia che hanno un terreno annesso che può essere usato per costruire altri immobili, ma che sono situate in zone diverse dalle prime. I prezzi delle case calcolati nel primo modo (quelle grandi come il terreno) sono diverse volte maggiori dei prezzi delle seconde (quelle più piccole del terreno che sono in zone diverse). Dal che si arguisce che il prezzo di un immobile è dato a) dal costo di costruzione, b) dal valore del terreno, c) dal diritto di costruire.
L'elemento di maggior dinamismo dietro l'ascesa dei prezzi è il diritto di costruire, diritto che ha un valore tanto maggiore quanto maggiore è la restrizione dell'offerta di nuove permessi di costruzione (10), ciò che normalmente avviene nelle aree più ambite, che oggi sono le megalopoli. Le aree più ambite sono tali perché crescono più delle altre, perciò sono quelle che pagano i redditi maggiori, e, infine, sono quelle che hanno la dinamica dei prezzi (aiutati dalle succitate restrizioni all'offerta) degli immobili maggiore (11).
La dinamica dei prezzi degli immobili non è “innocente”, ossia non è un elemento tra gli altri che spiega la diseguaglianza crescente. Anzi. Si prenda la quota dei profitti – i redditi da capitale - nella ripartizione del reddito di più Paesi in un arco temporale molto lungo. I profitti son quelli netti – quelli cui sono sottratti gli ammortamenti, perché questi ultimi rimpiazzano il capitale in uso. Si vede allora che la quota dei profitti è crescente. Non fosse che i profitti d'impresa sono stabili, ossia non “mangiano” la quota dei salari, mentre crescono i profitti immobiliari – questi ultimi sono definiti come i redditi che riceve chi affitta e i redditi che non spende chi abita nella casa di proprietà (12).
Ecco i collegamenti ipertestuali:
2 - https://www.foreignaffairs.com/articles/world/2017-07-19/capitalism-did-not-win-cold-war
6 – B. Lindsey, S. Teles, The Captured Economy, Oxford University Press, 2017
8 - The policies in question are (a) subsidies for financial institutions that lead to too much risk-taking in both borrowing and lending; (b) excessive monopoly privileges granted under copyright and patent law; (c) the protection of incumbent service providers under occupational licensing; and (d) artificial housing scarcity created by land-use regulation. The first two are federal policies, the third is administered primarily by states, and the fourth occurs largely at the local level. Da Lindsey, Brink. The Captured Economy, p.32, citata al punto (6).
9 - Da Lindsey, Brink. The Captured Economy, p.111, citata al punto (6).
11 - Sulla diseguaglianza legata alla diversa dinamiche delle città, si veda AAVV, Globalizzazione Addio?, Guerini 2016, pagina 69 e seguenti, e pagina 88 e seguenti.
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