Proviamo ad immaginare la curva dei tassi, quando la crisi sarà finita. Immaginando i tassi a breve e a lungo termine a crisi terminata, si possono fare delle congetture sul percorso. Lo scopo è arrivare a delle conclusioni pratiche d’investimento.

 

1. I tassi a breve

Facendo dei calcoli sui tassi a breve (partendo dai tassi forward sul Libor e partendo dai tassi swap del mercato interbancario) attesi negli Stati Uniti ed in Europa per i prossimi anni, si scopre che quelli a breve per gli Stati Uniti alla fine si attesteranno sul 3 – 3,5%, mentre quelli a breve in Europa alla fine si attesteranno sul 4%, - 4,5%. Dunque, passata la crisi, secondo i mercati, tutto torna, almeno nel mondo dei tassi a breve, all’incirca come prima.

Gli Stati Uniti avranno dei tassi a breve – nella media del ciclo - inferiori a quelli europei. Come nel passato recente. Vedi i grafici.

tassi_a_breve_stati_uniti_ed_europa_da_2004
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2. I tassi a lunga.

Nei prossimi anni gli Stati Uniti continueranno ad assorbire il risparmio estero. Il loro disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti, si riduce, ma resta positivo. Ossia, il loro disavanzo sarà bilanciato dagli acquisti di titoli di stato, fatti principalmente dalle banche centrali dei paesi esportatori di manufatti ed energia. Di mano in mano che acquistano titoli del Tesoro le banche centrali estere chiederanno di essere remunerate di più. I rendimenti statunitensi dovrebbero salire per questo effetto “estero”.
 
Inoltre, per uscire dalla crisi (c’è chi non è d’accordo sulla cura dell’Amministrazione, ma questo importante punto del dibattito in corso qui non rileva) sarà emesso un gran debito pubblico, sottoscritto principalmente dai privati statunitensi. La qual cosa dovrebbe di nuovo portare al rialzo dei rendimenti sulle obbligazioni. I rendimenti statunitensi dovrebbero salire anche per questo effetto “interno”.
 
In Europa l’effetto “estero” non c’è, perché la bilancia dei pagamenti correnti dell’area dell’euro non è negativa, e l’effetto “interno” dovrebbe  essere minore di quello statunitense, ossia il debito pubblico dell’area dell’euro dovrebbe crescere meno. I rendimenti europei dovrebbero quindi essere inferiori a quelli statunitensi.
 
Difficile dire se appena inferiori come nel passato, vedi i grafici, o molto inferiori.

rendimenti_a_lungo_termine_dal_2004
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3. La curva dei rendimenti
 
Vera la previsione dei mercati sui tassi a breve e vera la nostra sui rendimenti, dovremmo avere una curva dei rendimenti (ossia i tassi disposti secondo scadenza dai tre mesi a trent’anni) ripida (ossia con i tassi lunghi più alti di quelli corti) negli Stati Uniti e poco ripida in Europa.  

Il che ci porta a delle conclusioni pratiche non per domani o dopo domani, ma per il lungo periodo.  

I tassi europei restano attraenti per gli investimenti a breve, il rendimento, per esempio, del BOT dovrebbe essere maggiore del rendimento del suo equivalente statunitense, il T – Bill, mentre quelli a lungo termine sono meno pericolosi di quelli statunitensi. Meno pericolosi perché, salendo i rendimenti, i prezzi delle vecchie emissioni devono scendere per equiparare i rendimenti delle cedole. Se i rendimenti statunitensi salgono più di quelli europei, i prezzi delle obbligazioni statunitensi emesse scendono più di quelle europee.