Da qualche tempo i mercati finanziari mostrano dei segnali di miglioramento:
- quelli monetari: si sono chiusi gli enormi differenziali di rendimento fra i tassi che le banche praticano fra loro, fra la carta commerciale di bassa qualità e di buona qualità, ecc
- quelli delle obbligazioni private: le obbligazioni di minor qualità hanno ora un differenziale di rendimento rispetto alle obbligazioni del tesoro inferiore al picco dello scorso anno
- quelli delle obbligazioni pubbliche: salgono i rendimenti, segno che la ricerca spasmodica di titoli senza rischio è meno marcata
- quelli azionari: alcuni sono saliti dal minimo giornaliero del 20 novembre del 20% circa
Si può dire che i mercati hanno riacquistato una qualche fiducia grazie alle politiche monetarie non ortodosse e grazie alle politiche fiscali annunciate? Si, certamente, ma non è ancora detto che abbiano definitivamente ragione. Mancano ancora due verifiche:
- come reagiranno ai risultati del quarto trimestre 2008. Se il PIL statunitense variasse in ragione annua del 5% e se gli utili flettessero del 10%, come è possibile
- andando più in là, se si vede che il grosso della spinta monetaria si è esaurito, avendo impedito solo l’avvitamento, e se si vede che la spinta fiscale arriva tardi ed è modesta
La conclusione è che conviene star fermi, oppure, se investiti, vendere. La crisi è troppo complicata per pensare che si possa risolvere facilmente come è accaduto tutte le altre volte nel secondo dopoguerra.
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