Lo Spectator, il magazine britannico conservatore che più ha tirato la volata ai leader dell’attuale governo, pubblica questa settimana un dossier su: “Come aggiustare l’Inghilterra” (1) . La parola va agli esperti, che danno suggerimenti e cercano così di instradare il team Cameron su traiettorie percorribili. Perché il piano di tagli introdotto dal cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, non è stato implementato con il radicalismo delle premesse – il consenso ha un prezzo – e i dati usciti nell’ultima settimana non sono affatto rassicuranti.
La disoccupazione giovanile è schizzata verso l’alto (2), e in un paese che già soffre di disagio giovanile, di baby gang e di piccoli focolai di estremismo religioso la notizia è molto preoccupante. Le pressioni sul governo Cameron sono aumentate: senza ripartenza si rischia la recessione. La Banca d’Inghilterra ha rivisto le stime della crescita al ribasso, e in conferenza stampa il governatore centrale, Mervyn King, ha cercato di lanciare due messaggi (3): la situazione è brutta, ma ci riprenderemo; l’Europa deve farsene una ragione: ha un grave problema strutturale, se non lo affronta strutturalmente non ne uscirà.
Londra teme il contagio continentale, e le schermaglie politiche sono andate in scena nell’incontro (3) con Angela Merkel, ostinata cancelliera tedesca che vuole un’Europa che parli la sua lingua. Ma il problema è anche e soprattutto interno al Regno Unito. Cento economisti hanno fatto un appello a Osborne: adotta un piano B (4) che contempli politiche per la crescita. C’è chi consiglia al cancelliere dello Scacchiere di non rispondere alle provocazioni (5), perché gli investitori potrebbero perdere ancora più fiducia nel sistema inglese, contribuendo a un peggioramento della crisi. Ma da tempo ormai gli esperti convergono verso una tesi: se si vuole la crescita, è necessario investire sulla crescita, e i modi per farlo sono noti. Nel frattempo si possono dilatare i tagli alla spesa neltempo, per evitare un congestionamento adesso, e si può anche continuare a litigare con il resto del continente sulle politiche da adottare per i cambiamenti dei trattati. Ma il fine dovrebbe restare unico.
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http://www.spectator.co.uk/coffeehouse/7400033/some-advice-for-osborne.thtml
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http://www.guardian.co.uk/business/2011/nov/18/eurozone-debt-crisis-cameron-merkel
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http://www.jpost.com/IranianThreat/News/Article.aspx?id=246098
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