Paul Ryan è tornato, araldo del partito della disciplina fiscale, indefesso nonostante la scoppola elettorale presa nel novembre scorso quando era il candidato dei repubblicani americani per la vicepresidenza. Ha presentato questa settimana la sua proposta di budget per il 2014, una riedizione aggressiva del suo “Path for Prosperity”, del quale infatti conserva il titolo.
Le idee non sono cambiate, perché il pareggio di bilancio è, per Ryan, un obiettivo non negoziabile, pazienza se gli americani hanno rigettato l’offerta conservatrice, quel che il paese deve fare resta uguale. Secondo i liberal, l’azzardo di Ryan è ancora più catastrofico del precedente, perché nel frattempo il deputato del Winsconsin fan di Ayn Rand (al netto dell’ateismo) ha perso la sua aillure di rottamatore puro: s’è sporcato le mani con Mitt Romney, tanto per dire.
Gli attacchi dei commentatori sono stati brutali e in parte immeritati, perché quando dice che il Madicare è un sistema destinato alla bancarotta, Ryan non esprime un’ideologia, ma una verità che peraltro non riguarda soltanto il sistema pensionistico americano. Ryan ci ha messo del suo quando ha annunciato che il suo piano d’austerità non è più spalmato su vent’anni, come l’originario, ma su dieci anni, perché nel frattempo si sono già consolidati dei risparmi da parte, malgré soi, dell’Amministrazione Obama.
Per il resto la formula è invariata: quasi eliminazione del Medicare, delega agli stati per il Medicaid (il programma per le fasce più povere della popolazione), tagli alle spese per 4.600 miliardi in dieci anni (è previsto anche un taglio alle spese del Pentagono, unico cambiamento sostanziale rispetto alla campagna elettorale, quando i repubblicani chiedevano un ampliamento del budget per la difesa nazionale), razionalizzazione delle aliquote d'imposta in due fasce (tutti i dettagli analizzati si possono trovare su Wonkblog).
L’austerità proposta da Ryan ha scatenato i neokeynesiani come il Nobel Paul Krugman che già ha stabilito il fallimento dell’austerità in Europa e prevede lo stesso anche per l’America, anche se tira un sospiro di sollievo in quanto nessuno s’immaginerà mai di adottare il piano Ryan. Il presidente Barack Obama, che negli scontri ideologici cerca sempre di non infilarsi, si è occupato negli ultimi giorni di preparare gli incontri in corso al Congresso per il budget. E’ scettico sulla possibilità di successo, e infatti il vertice con i repubblicani, tesissimo dicono gli insider nonostante l’operazione charmante messa in campo da Obama già da una decina di giorni, non è andato a buon fine.
La volontà di compromesso è piuttosto ridotta, e anzi ci sono elementi del negoziato che fanno imbestialire persino i democratici, tipo quando Obama dice di essere disposto ad aprire sui tagli al welfare. E i repubblicani sono molto preoccupati dei troppi sorrisi, temono che dietro a tanto dialogare ci sia una trappola – noi abbiamo tentato di parlare, ma loro vogliono portare il paese alla deriva: questa potrebbe essere la sintesi dei democratici – e preferiscono rifugiarsi nel cliché noto e garantito: Obama è sempre lo stesso, non si potrà mai raggiungere un accordo.
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