Per quali ragioni il Forum di Davos dovrebbe interessarci? Una risposta è che i convenuti diranno il loro punto di vista sugli accadimenti mondiali. Questo implica che ne sappiano più degli altri, i non invitati, che (quasi) coincidono con i non potenti.
Se non dicessero delle cose che noi ignoriamo, il Forum non ci dovrebbe interessare, a parte le note di colore e di costume. Che cosa ci fa pensare che i convenuti a Davos che ne sappiano di più? Le informazioni a disposizione dei potenti, che saranno speciali, ed i modelli con cui le elaborano, che saranno senz’altro migliori dei nostri. I potenti sanno molto sul terreno specifico. Il presidente della Toyota conosce meglio di quasi tutti gli umani il mondo dell’auto. I non potenti sanno molto sul terreno specifico. Un medico per esempio conosce meglio di chiunque il profilo clinico dei propri pazienti. La differenza fra i due saperi è che quello che sa il presidente della Toyota è di natura generale. Milioni e milioni di persone lavorano nel mondo dei trasporti. E questo lo facilita nel trarre delle conclusioni di natura generale. Uno allora immagina che, mettendo insieme, Toyota, Microsoft, Deutsche Bank, ecc, ossia gli osservatori dal vertice di interi e immensi settori economici, alla fine finisce per sapere molto di più. Ci diranno come vanno i trasporti, l’informatica e l’industria finanziaria. Settori che coinvolgono centinaia di milioni di persone. Questo sembra un ottimo motivo per seguire con grande attenzione il Forum. Partecipiamo attenti al primo seminario.
Noi però, per sapere come va il mondo, abbiamo bisogno di conoscere anche che cosa faranno i cinesi con i loro innumerevoli titoli del tesoro statunitense, che cosa faranno i pakistani con il loro stato multi tribale e via discorrendo. E allora ascoltiamo i cinesi o i pakistani, o gli esperti di Cina e Pakistan. Questo sembra un secondo ottimo motivo per seguire il Forum. Partecipiamo estasiati al secondo seminario. Alla fine del secondo seminario andiamo a pranzo. Mentre parliamo col vicino di (buoni) vini sommessamente ci chiediamo come faremo a mettere insieme, in un unico giudizio, i molti settori industriali ed i Paesi emergenti. Manca un esperto, ruminiamo, uno che sappia davvero mettere insieme queste cose. Sappiamo che il presidente della Toyota sa tutto di auto ed il presidente del Pakistan tutto del Pakistan. Difficile però che il primo sappia di questioni di frontiera afgane ed il secondo di motori diesel. Abbiamo bisogno di un terzo relatore, uno che sappia mettere insieme le due cose, pur sapendone molto meno di ciascuna. Lo scenarista, ecco il nostro uomo, pensiamo. Andiamo speranzosi al terzo seminario. Lo scenarista proietta dei lucidi, bisogna dire molto ben fatti, dove mostra: 1) il trend ascendente della domanda di autovetture con motore ibrido, 2) il prezzo del petrolio da anni in forte salita, 3) la grande importanza del Pakistan negli equilibri del mondo islamico. Accipicchia! Non siamo purtroppo riusciti a mettere insieme un giudizio preciso che tenga conto precisamente di tutto. Forse esso non esiste, riflettiamo, nemmeno per i potenti.
Mentre torniamo da Davos, ci viene in mente che, se i potenti, in quanto potenti, sapessero come vanno le cose per davvero, allora il Gosplan avrebbe funzionato. Vivremmo in un mondo dove chi sa governa e con benevolenza. L’ignoranza è la madre della democrazia, è la conclusione affascinante dei nostri pensieri, che rimbalza nel nostro cervello di ritorno da Davos.
Pubblicato su L'Opinione il 24 gennaio 2008
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