Immaginate di essere l’amministratore delegato di un’impresa. Decidete di dare una sforbiciata ai costi. Per ora solo ai costi dell’organizzazione, non a quelli della distribuzione o della produzione. Dunque, quelli di dirigenti e funzionari. Per prima cosa vi informate – presso un cacciatore di teste, o organizzazioni simili – su quanto guadagnano da altre parti i dirigenti e funzionari. Ora vi state occupando del «salario diretto». Stabilite una regola banale: non possono guadagnare più della media. Di conseguenza, adeguate le retribuzioni: o immediatamente (difficile), oppure congelandole per anni (meno difficile).
Sapete che una parte delle retribuzioni complessive sono «salario indiretto» – l’automobile aziendale usata a fini personali, il telefonino usato un po’ troppo (dipende, se avete una tariffa flat...), ogni tanto un viaggio di lavoro inutile. Questi sono «peccatucci» che in tempi di vacche grasse fanno parte del consenso di cui abbisognate, e, infatti, amministravate queste indulgenze dietro le quinte. Non in tempi di vacche magre. Tagliate allora il parco auto e/o lo riducete come costo, dando a tutti delle auto di cilindrata inferiore, che consumano meno e costano meno come assicurazione. I viaggi, poi, sono tagliati e – solo sotto autorizzazione esplicita – possibili, ma in ogni modo rigorosamente in «turistica» e non in «business».
Restano le retribuzioni dell’altissima dirigenza. Lì è più difficile tagliare, anche perché si hanno dei doveri di rappresentanza. Va da sé che il presidente non può avere un’utilitaria, né può andare mesto alla pensione «Che bello lo mare». Dunque lui è fuori questione. Così come lo sono i membri del Consiglio più importanti.
Come e che cosa tagliare è attività abbastanza banale. La parte difficile è capire se demotiverete le persone, che hanno – vedendo ridotto il loro tenore di vita – l’opzione di lavorare meno o andarsene. La seconda opzione la scartate, perché il momento è di crisi e perciò i lavori non si trovano. Il vostro rischio è solo il primo. Comunque sia, se tagliate davvero i costi, potete anche ricevere un bel bonus.
Immaginate ora di essere Giulio Tremonti. Fate tutte le cose sopra elencate con due differenze: 1) non prendete un bonus monetario, ma politico; 2) create i presupposti del consenso per i tagli successivi. La dirigenza a dieta può più credibilmente chiedere i tagli agli altri membri dell’azienda. Quelli che riguarderanno i costi aziendali nel complesso, e non quelli della sola organizzazione. Ossia le minori uscite e le maggiori entrate del bilancio dello stato nel suo complesso.
I tagli delle retribuzioni e dei servizi di dirigenti e funzionari pesano poco sui conti, ma hanno importanza simbolica.
Ecco il documento della sforbiciata di Giulio Tremonti:
http://media2.corriere.it/corriere/content/2011/pdf/costi-della-politica.pdf
L’articolo è stato pubblicato su «L’Inkiesta»:
http://www.linkiesta.it/i-tagli-di-tremonti-servono-solo-al-consenso
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