La volatilità misura il nervosismo degli investitori. Se è bassa indica maggiore tranquillità, se è alta indica maggiore preoccupazione. In una arco temporale molto ampio (1990-2014) la volatilità dell’indice americano più importante, S&P 500, si è posizionata tra un valore minimo poco inferiore a 10 e un valore massimo poco superiore ad 80 (1). Il valore corrente è poco sopra al minimo ed essendo così basso sembra evidentemente destinato a risalire comportando una contestuale caduta dell’indice. Infatti il legame tra il nervosismo e l’andamento della Borsa americana è perfettamente inverso: sale la tensione, scende la Borsa e viceversa.
L’attuale condizione di volatilità particolarmente bassa può indurre ad ipotizzare che le valutazioni delle società che compongono il principale indice americano siano destinate ad una correzione di dimensione eccezionale, perlomeno pari all’eccezionalità del livello contenuto di nervosismo incorporato nel VIX, l’indice di volatilità misurato dal Chigago Board Options Exchange (CBOE). Ma in questo modo si resta nel mondo dell’incommensurabile, dando spazio a qualunque ordine di ipotesi. Quindi, anche considerando come legittima la preoccupazione per una inversione della direzione della volatilità, diventa ancora più importante, proprio per la particolarità della situazione, provare a rientrare nel mondo del commensurabile.
Quale può essere la misura dell’impatto che la crescita della volatilità, misurata dall’indice VIX, potrebbe avere sull’indice S&P 500? L’analisi dei dati racconta che nelle fasi di volatilità inferiore a 15 l’andamento della Borsa americana ha subito, nei tre mesi successivi alla rilevazione, variazioni negative massime inferiori al 10% e positive anche superiori al 10%. Le grandi fluttuazioni degli indici in un senso e nell’altro sono avvenute quando i valori di volatilità sono stati superiori a 15. Sembra che si debba attendere una crescita di almeno il 50% della volatilità rispetto ai valori attuali prima di dover considerare la possibilità di variazioni particolarmente consistenti dell’indice S&P 500.
(1) http://www.cboe.com/micro/VIX/historical.aspx
© Riproduzione riservata