Procuriamoci del male, alla Tafazzi. Facendoci conoscere anche a Bruxelles, se già non bastasse la narrazione dei peggiori stereotipi sul Belpaese. Eccoli, pizzicati con le mani nella marmellata del Qatar, con sacchi di soldi e regali per vacanze super lusso. I protagonisti sono in maggioranza italiani: l’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, la di lui moglie e la di lui figlia, il segreteraio dell'organizzazione internazionale dei sindacati Luca Visentini. Nonché il portaborse (pardon, assitente) Francesco Giorgi dell'europarlamentare Pd Andrea Cozzolino, che è (pare) compagno belloccio dell’avvenente socialista greca Eva Kaili, nientepopodimeno che vicepresidente del Parlamento europeo, pure lei nel girone dei corrotti.

Al centro delle indagini della Procura belga, lo sappiamo dalla cronaca, un presunto piano di un Paese del Golfo, il Qatar dei Mondiali di calcio, per influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. 

Fa una certa impressione il video dell'onorevole Kaili che difende il Qatar. Siamo garantisti, ovviamente. Eppure, questi presunti reati fanno un male cane. Le martellate di Tafazzi colpiscono - oltre che gli attributi - il cuore e la credibilità delle istituzioni, confermando il decadimento generale della politica e aumentando la sfiducia dell’astensionismo dilagante. Siamo uomini di mondo, certamente. Dopo Tangentopoli, Calciopoli e quant’altro, da italiani siamo, come dire, allenati e rotti a ogni esperienza. Però, ne converrete, basta, pietà.

Le radici della faccenda sono lontane di almeno dodici anni. Riguardano monsieur le président de la Répubblique Française, allora Nicholas Sarkozy, marito di Carla Bruni, e monsieur Michel Platini, all'epoca presidente dell’Uefa e vice-presidente della Fifa. Ricordate la misteriosa colazione all’Eliseo con il principe ereditario del Qatar Tamim ben Hamad al-Thani, emiro tre anni dopo? Correva il 2010, per l'esattezza il 23 novembre e i Mondiali sarebbero stati assegnati nove giorni dopo, con la scelta che beffò gli Stati Uniti. È il Fifa-Gate, esploso nel 2015 e non ancora ben chiarito. Losche trattative, scambi di favori, di mezzo - molto probabilmente - anche il commercio di armi.

Avevamo giusto bisogno di tutto questo.

Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi internazionale e geopolitica innescata dall’invasione russa in Ucraina. Per fortuna, come sempre, gli eventi sportivi in corso nel Qatar soffiano in un’altra direzione. Il senso civico del Giappone, per esempio. E la favola del Marocco, comunque vada già adesso nell’empireo delle quattro squadre più forti del mondo: l’undici meriterebbe il podio.

Perché è Africa. Perché ha eliminato i saputelli miliardari alla Ronaldo. Dovrebbero subìre la stessa sorte gli sbracati dell’Argentina che hanno sbertucciato con maleducazione e senza alcun spirito sportivo gli olandesi sconfitti alla lotteria dei rigori. La rivincita del Continente Nero, giunti con capitan Romain Saïss dove mai altri erano arrivati, è un bel tema. Ci sono le feste nelle nostre città e nelle capitali dell’Occidente che hanno assorbito gli emigranti magrebini, una nemesi storica.

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Restano però le martellate di Tafazzi (il personaggio di Giacomo Poretti).

Adesso ci manca - e lo vedremo nei prossimi giorni - che tra Mes e Pnrr riusciamo a perdere la più grande dote di denaro che mai abbiamo visto in Italia dal Piano Marshall ai giorni nostri. Il Governo Meloni non può permettersi passi falsi. E tutti noi non possiamo perderci in polemiche estenuanti che vadano contro il bene comune.

Il teatrino della politica - che ormai troppo spesso vede analisti e cittadini di buon senso parlare a dei sordi che non intendono sentire - continua a prendere a martellate, purtroppo, il nostro futuro. Non lo meritano né le famiglie né le imprese di un Paese decisamente migliore di quello che appare nei Palazzi del potere.