Caro commissario Domenico Arcuri, da Roma giungono notizie confortanti: il contagio parrebbe in ritirata. Ma non sarà una cosa veloce, quindi Natale sarà austero.

Mentre a Roma studiate i prossimi Dpcm, l’Alto Adige ha appena ultimato in due week end, l’ultimo dei quali dal 20 al 22 novembre, lo screening con il test antigenico di 348 mila persone, più o meno i due terzi dei suoi abitanti (qui i dati). Lo screening volontario ha riguardato le persone sopra i cinque anni, a condizione che già non fossero positivi, oppure guariti, ovverosia negativizzati. I positivi ignari sono risultati 3.302, lo 0,9%. Sono già tutti in isolamento.

A questo punto, se ci fosse una legislazione razionale...

...l’Alto Adige dovrebbe rientrare subito in zona gialla, perché la curva si abbatterà di colpo e le normali attività sociali ed economiche potrebbero tornare in vita, sempre con il rispetto di regole e protocolli. Sta di fatto che l’esito dello screening fa riflettere. Con il sistema dei semafori, prossimo a diventare perpetuo fino a che non saremo vaccinati, stiamo bloccando il 99% delle persone perché non conosciamo l'1% che continua a contagiare (inconsapevole, essendo asintomatico). Se avessimo testato e isolato tutti gli italiani positivi appena la curva epidemiologica era ripartita a ottobre, ci saremmo risparmiati il secondo lockdown, quello light, che però continua a tenere a casa più o meno la metà della popolazione studentesca e tutti gli universitari. Ma è noto che l’istruzione a distanza proprio non ha la stessa efficacia, aumenta i problemi delle famiglie fragili e potrebbe aumentare la dispersione scolastica.

Per il fatto che il Pil scenderà del 9% quest'anno e l'anno prossimo non recupererà tutto il perduto, sappiamo che ogni giorno del primo lockdown è costato 4 miliardi di euro. Forse il secondo lockdown verrà un po’ di meno, diciamo 2 miliardi al giorno a essere ottimisti. Non costerebbe meno un test di massa? La Slovacchia, tra la fine ottobre e l’inizio di novembre era alle prese con un’ondata di contagi preoccupante, ma in due weekend ha testato i suoi 6 milioni di abitanti. Ha scoperto che più o meno l’1,6% era stato contagiato, gli ha  prescritto una quarantena di 10 giorni e la curva dei contagi è passata da 3363 nuovi contagi giornalieri il 29 ottobre ai 231 del 22 novembre. Scenderà così anche a Bolzano. E perché non si potrebbe rifare dovunque?

Lasciamo la riflessione al Comitato tecnico scientifico (CTS) e a lei, commissario Domenico Arcuri, che sovrintende tutto: dalle mascherine ai ventilatori, dalle donazioni alle vaccinazioni. Ci pensi. Per vaccinare 60 milioni di persone ci vorrà tempo, mentre il tempo perduto dalle persone, dagli studenti, dall’economia costa: più dei test.