Che cosa dire dei guai del Governo? Poche parole, perché già ne consumeremo a fiumi nei prossimi giorni mentre invece bisognerebbe lavorare pancia a terra per il futuro del Paese. Era inevitabile che si arrivasse a questo punto, avvilente coronamento di una legislatura sgangherata politicamente. E che purtroppo ha coinciso con i peggiori eventi: dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dall'inflazione al peggior tasso di assenteismo alle urne mai registrato in Italia.
Il presidente Mattarella ha respinto le dimissioni del premier Draghi, "parlamentarizzando" la crisi di fronte a Camera e Senato. Gongolano al Cremlino, si preoccupano (e molto) a Bruxelles.
Siamo nella tempesta perfetta: la follia dittatoriale di Putin, il PNRR da attuare, la crisi che morde e il parabrezza che resta appannato e non consente di guardare avanti.
E poi abbiamo una classe dirigente piccina picciò che pensa soltanto al tornaconto elettorale, altro che al Paese e al bene comune: nanetti da giardino, li avevo chiamati. Confermo. Ed è così, purtroppo. Con il rapido sfacelo dei Cinque Stelle e l'inesistente avvocato Conte che è stato in tutte le maggioranze possibili, dicendo tutto e il contrario di tutto, facendo opposizione anche quando era in sella.
Ce n'è per tutti, ovviamente, e lo sappiamo. Lo sanno anche coloro che non vanno più votare. Proprio per questo tutti i partiti dovrebbero fermarsi e ragionare con un serio esame di coscienza sulle proprie responsabilità. Sono ormai incapaci di governare, schiaffeggiati per l'ennesima volta dall'arrivo di un supertecnico. Un uomo di comando e di decisioni, espressione di un mondo finanziario che si può amare o meno, ma che non è abituato a rapporti da asilo e che, coerentemente, ha detto "basta". Basta alla mediocrità e alla irresponsabilità.
Vediamo che succederà in questi giorni, nessuno ha la sfera di cristallo.
Il nostro Gianfranco Fabi mette sotto la lente i pregiudizi anti-mercato dei due Governi Conte della legislatura. Perché - oltre all'irresponsabilità di grande parte dei nostri rappresentanti in Parlamento - c'è da tenere in conto anche questa pericolosa filosofia che pregiudica pesantemente il nostro futuro. Può darsi che si vada al voto per la prima volta nella storia repubblicana in autunno. Avremmo comunque speso per la tornata alle urne nella primavera 2023 e dunque passi. L'unico vantaggio - si fa per dire - è che avremo una campagna elettorale più breve.
Serve un sussulto civico da parte dei corpi intermedi, degli intellettuali, di tutti. A partire da ciò che ognuno di noi vive e fa nella quotidianità bisogna mettere al bando l'irresponsabile mediocrità che si respira in grande parte della nostra Italia.
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