Con questo articolo Sante Altizio inizia la sua collaborazione con Mondo Economico.

Nel corso del 2022 ho effettuato quattro prelievi al bancomat. Ho controllato. Due sono stato costretto a farli per pagare il conto in un locale che per ben due volte a distanza di mesi esponeva lo stesso cartello (pennarello nero su cartone bianco) che recitava un laconico: «Bancomat fuori servizio». In quel locale non ci metto più piede da allora, mi rivedrà quando avranno tempo di aggiustare il bancomat. Peccato, facevano un’ottimo Negroni.

L'Uomo del Papeete

Tra l’altro, andare al bancomat, al contrario di quanto sostiene Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, non mi piace. Non mi semplifica la vita e mi costa almeno un euro se non trovo uno sportello della mia banca. Inoltre, se pago anche solo un caffè utilizzando uno strumento di pagamento elettronico, non mi sento affatto un rompiscatole (come invece sostiene sempre il vicepremier), ma un soddisfatto cittadino europeo del terzo millennio.

In questo strano Paese che viaggia verso il futuro con il freno a mano sempre tirato, dove i NoTav vanno alle manifestazioni a Roma con il Frecciarossa e i NoVax possono tornare a lavorare in ospedale o a scuola perché i loro colleghi hanno quel senso civico che a loro è ignoto, non essere costretti a circolare con i contanti in tasca mi è sempre sembrato un piccolo ma concreto segno di tangibile civiltà e progresso.

Per esempio: Torino è (finalmente) come Lione. Almeno quando è ora di pagare alla cassa.

Con l’età sono diventato intollerante, un po’ mi pesa persino riconoscerlo, però dei NoPos (esercenti che invocano un tetto di spesa minimo per essere costretti ad accettare i pagamenti elettronici) davvero avrei voluto farne a meno.

Stabilito che come libero professionista non ho nemmeno il diritto di ammalarmi senza pagare dazio, almeno come cittadino consumatore posso avere la libertà di pagare, se lo desidero, sempre e ovunque con la moneta elettronica?

Siamo la nazione che ha dato i natali a Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, i tre geni cuneesi che hanno creato Satispay, una società che ha superato il muro del miliardo di dollari di valutazione e che permette oggi a 3 milioni e mezzo di persone di pagare attraverso una App in oltre 200 mila negozi in Italia.

Non ho alcuna voglia essere ostaggio di un gestore che farà anche un ottimo Negroni, ma mi costringe a pagare le tasse anche per lui. Perché, è inutile che fingiamo di non sapere ciò che invece sappiamo con certezza: dietro quel cartello di cartone con su scritto «Bancomat fuori servizio» si nasconde nove volte su dieci un evasore fiscale. Un delinquente.

P.S.: questa mattina ho pagato per la prima volta il biglietto della metro (1,70 euro) con lo smartphone. Il mio abbonamento multi daily era esaurito. Il livello di soddisfazione, tipico del boomer, era altissimo. Checchè ne pensi l’Uomo del Papeete.